Sin dalla prima infanzia ci è stato insegnato che la scienza medica lotta contro le malattie per difendere la salute. Nessuno però ci ha mai spiegato che la malattia rappresenta il terzo business a livello mondiale e che esiste un insanabile conflitto d’interessi tra salute del malato e il profitto delle multinazionali. Con il passare degli anni ci ritroviamo cosi a riporre sempre più fiducia nei farmaci a cui i nostri stessi genitori ci hanno abituato. Nelfimmaginario collettivo questi prodotti diventano presto dei rimedi quasi miracolosi a cui ricorrere al primo colpo di tosse.
Tale idilliaca visione sui farmaci ha determinato il mio grande interesse per la ricerca nel settore della salute: da ragazzo seguivo tutte le news scientifiche di medicina così assiduamente che ho cominciato a documentarmi sulle proprietà delle cellule staminali lo stesso giorno in cui ne fu annunciata la scoperta. In seguito decisi addirittura di investire sui titoli di società biotecnologiche americane. In fin dei conti, il nostro futuro benessere dipendeva da loro, no?
Ingenuamente, per un po' di tempo, sono stato anche un fervente sostenitore delle società di ricerca biotech e del cibo vegetale OGM, al quale alcuni scienziati affermavano di poter conferire proprietà farmacologiche che avrebbero alleviato le sofferenze del Terzo Mondo. Tuttavia, è stato proprio il desiderio di conoscere meglio la ricerca medica a far svanire il mio entusiasmo in brevissimo tempo. Infatti, appena ho iniziato a cercare seriamente informazioni sulle società che dirigono gli studi scientifici ho dovuto constatare, mio malgrado, tutto quel che si nasconde dietro l’industria del (presunto) benessere.
Il fatto più inquietante è la scoperta di un giro d’affari internazionale che ostacola il progresso della medicina per ragioni di profitto. In pratica ciò significa che, in molti casi, le cure di molte malattie terribili già esistono, ma le multinazionali esercitano pressioni per tenerle nascoste. Questo è il motivo per cui da anni la ricerca non fa più passi avanti, nonostante i grandi investimenti pubblici e privati, mentre le scoperte più rivoluzionarie provengono quasi esclusivamente da scienziati accademici senza mezzi o addirittura da medici improvvisati. Per quanto concerne infine le malattie molto rare, l’industria del farmaco non ha alcun interesse economico a sviluppare farmaci dal mercato troppo ristretto e la ricerca pubblica non dispone di sufficienti risorse per occuparsene.
L’esempio più emblematico di questa situazione è il cosiddetto "olio di Lorenzo", inventato da due genitori senza alcuna competenza medica per salvare il proprio figlio dall’adrenoleucodistrofìa, una malattia rarissima che non lascia scampo. La grave patologia venne diagnosticata a Lorenzo Odone nel 1983, quando aveva appena 5 anni. Fu allora che i suoi genitori si improvvisarono scienziati per combattere una malattia definita “incurabile” dalla medicina ufficiale. I due coniugi studiarono disperatamente la letteratura medico-scientifica e alla fine trovarono un trattamento efficace contro il terribile male di Lorenzo. La cura consisteva in una miscela di acido oleico e di acido erucico estratti da comuni oli da cucina. La storia di Lorenzo è poi divenuta celebre grazie a un film con Nick Nolte e Susan Sarandon. Dal momento che l’olio di Lorenzo serve a contrastare una malattia molto rara, questo rimedio naturale non costituisce un problema commerciale per l’industria e viene ancora oggi somministrato dai medici di tutto il mondo.
Un’altra vicenda italiana molto più recente ha dimostrato ancora una volta quali miracoli possono avvenire quando la ricerca scientifica non è al servizio del business. E il caso del professor Zamboni, medico chirurgo che ha scoperto una cura per la sclerosi multipla dopo essere venuto a conoscenza della prognosi infausta di sua moglie a causa di questa tremenda malattia (ufficialmente incurabile). I malati di sclerosi multipla, però, rappresentano una fetta di mercato appetibile per Big Pharma e "coincidenza" vuole che le autorità sanitarie rifiutino di applicare la cura di Zamboni negli ospedali pubblici. Ritroviamo lo stesso identico ostruzionismo da parte delle istituzioni nei confronti di tutte le altre grandi scoperte scomode in ogni campo della medicina.
In questo libro inchiesta vengono finalmente rivelate al pubblico le principali “cure proibite” che hanno come comune denominatore il basso costo di produzione o la non brevettabilità, ovvero quei "difetti" di mercato che le pongono contro gli interessi dell'industria farmaceutica.
Scritto da giorgio il 02/02/2022