Le persone che parlano con me del perdono dicono spesso che il loro risentimento era un modo per tenere chi aveva fatto loro del male in una sorta di prigione emotiva.
Fintanto che continuavano a nutrire ira e rancore, l’altro era imprigionato in una cella.
Con il tempo, cominciarono a comprendere che erano loro stesse ad essere dominate dall’odio e non le altre persone.
Il nostro odio ci influenza emotivamente, molto di più di quanto non faccia con chi ci ha fatto del male.
Il perdono è una delle chiavi per aprire la porta. Non c’è alcun “click” automatico che vi può rendere liberi; la consapevolezza di poter scegliere di girare la chiave può rendervi liberi.
Dovete scegliere coraggiosamente di uscire dalla cella.
Alcuni hanno convissuto con l’etichetta di “vittime” così a lungo che questo comportamento è entrato a far parte di loro.
Preferiscono vivere nella cella perché almeno lì sanno cosa aspettarsi. Il perdono ti incoraggia ad andare fuori ed entrare nel futuro.
Probabilmente il perdono è la nostra migliore speranza per la pace autentica tra gli individui, nelle famiglie e tra le persone.
Concordo con il vescovo Desmond Tutu, leader religioso del Sud Africa, che affrontò le più terribili forme di ingiustizia eppure riuscì a dire: “Senza perdono non c’è futuro”
Scritto da giorgio il 02/02/2022