Cosa si prova quando ci accorgiamo di non essere stati capiti? Per qualcuno sopraggiungono sensazioni come delusione, rabbia, sgomento, impotenza, frustrazione. Quasi mai ci assale il dubbio che forse non siamo stati in grado di spiegarci.
Sì, spiegarsi. Come se le nostre parole fossero le vele da spiegare e lanciare al vento verso l'isola misteriosa della comprensione di chi ci ascolta. Questa apertura viene vissuta da alcuni come il timore di spalancare la porta dei segreti soggettivi, dei desideri non espressi, dell'intimità, delle emozioni o dei giudizi. Allora ci si aspetta che sia l'altro a capire, che sia l'isola a navigare verso di noi, illudendoci di cambiare sistema. Si alza il tono della voce, si assale chi ci sta di fronte con la grinta dell'aggressione e alla fine si rinuncia pensando che l'altro sia stupido o incapace.
Quanti genitori rinunciano a parlare con i loro figli senza mai accorgersi che il loro non era un dialogo, cioè uno scambio di parole, di valori, di emozioni, di intimità tra due persone, quanto piuttosto un'imposizione di regole incomprensibili? Allora è il com-prendere il riferimento a cui si dovrebbe far ricorso: il prendere con sé l'altro per guidarlo verso l'approdo sicuro della condivisione di una stessa finalità.
Per i figli, le parole sono come i gradini di una scala e, come tali, esse devono fornire una base sicura su cui poggiare prima i piedi instabili del bambino e poi il passo sicuro dell'adulto.
Imparare a usare le frasi giuste e opportune è un percorso di scambio lungo il quale ogni genitore potrà arricchirsi con la ricompensa di un sorriso e con la certezza di aver fornito ai figli le basi di una sana crescita. E questo libro può davvero aiutarti a fare tutto questo.
Dottor Luigi De Maio - Psicoterapeuta, Psichiatra e Neurologo
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Scritto da Isabella il 07/04/2022