Il cibo ci parla. E ci manda messaggi di salute o malattia. In una vita di 80 anni una persona ingerisce in media dalle 30 alle 60 tonnellate di cibo. È poco prudente quindi sottostimare l'effetto della nutrizione sulla nostra salute. Di fatto però questo è ciò che è accaduto con il progredire della civilizzazione. Rispetto a una volta, la nostra dieta si è terribilmente impoverita di nutrienti ed è rimasta ricca di una sola cosa: le calorie. Mettereste un carburante inquinato nella vostra macchina? Probabilmente no. Ma questo è ciò che la maggior parte di noi fa quotidianamente con il proprio organismo in modo più o meno consapevole. Ovviamente oggi questo non dipende solo da scelte individuali ma dalla massiccia industrializzazione della produzione alimentare e dal consolidarsi di abitudini di vita assurde e dannose. Comunque è sotto gli occhi di tutti come la qualità della nostra alimentazione sia diventata sempre peggiore con una netta predominanza di cibi raffinati, ricchi di zuccheri e grassi idrogenati e poveri di fibra, vitamine e fitonutrienti.
Ma sul piano scientifico, nelle ultime decadi sono emersi con certezza non solo gli effetti dannosi dell'alimentazione moderna ma anche quelli preventivi e perfino curativi dei cibi naturali. Tra le novità scientifiche più interessanti c'è la comprensione di come le sostanze contenute nei cibi siano in grado di interagire con i nostri geni fino a modulare le risposte cellulari. Questa è la nutrigenomica, una disciplina che sta rivoluzionando il modo di vedere il cibo. Non si pensa più solo a calorie ed energia ma a informazione molecolare che entra nel sistema digerente, penetra nell'organismo e regola i processi metabolici in ogni sua cellula. Se questa informazione non viene riconosciuta dalle cellule, come succede con molti dei cibi che consumiamo, si avvia un lento ma progressivo processo di disequilibrio molecolare.
Un po' come se il cibo moderno ultra-raffinato e iper-calorico parlasse una lingua sconosciuta che il corpo non comprende. Non è solo una questione di quantità e quindi di diete più o meno caloriche. Si tratta piuttosto di un problema di compatibilità tra ciò che introduciamo e quello di cui il nostro organismo ha davvero bisogno.
La nutrigenomica è la scienza che studia gli effetti del cibo sull'espressione genica, cioè sul modo in cui l'informazione contenuta nel dna viene trasformata in proteine, molecole che esercitano un'azione biologica nelle nostre cellule. Il cibo è infatti in grado di modulare come il nostro dna si “esprime”, come cioè attiva alcuni geni e ne sopprime altri, come si auto-ripara e come influenza la genesi delle patologie. La nutrigenomica ci offre pertanto le conoscenze per utilizzare il cibo e i nutrienti al fine di “riparare” il nostro terreno biologico, sul quale possono attecchire le malattie oppure può fiorire la salute.
Oggi stiamo vivendo un momento decisivo nella storia della medicina, in cui scienziati e medici iniziano a comprendere l'organismo in un modo nuovo e rivoluzionario.
Le antiche barriere tra mente e corpo si stanno dissolvendo, così come la distanza e la separazione tra i vari organi si va riducendo. La scoperta del mondo cellulare, nonostante la sua complessità, sta facendo emergere i processi comuni, le reti di interazioni molecolari che accomunano patologie fino a poco fa considerate distanti tra loro, come per esempio il diabete e l'Alzheimer. Il modello di cura attuale, adatto alle malattie acute e fondato su una relazione lineare tra causa ed effetto, sta lasciando il posto alla biologia dei sistemi, che accetta e tenta di comprendere la complessità delle malattie croniche multi-fattoriali. Dalla cura di una diagnosi e di un sintomo stiamo passando alla cura di una persona malata. Dall'uso standardizzato del protocollo farmacologico “previsto” per una specifica diagnosi (e quindi indistintamente per tutte le persone a cui viene fatta la medesima diagnosi) stiamo passando a interventi terapeutici altamente personalizzati e basati sull'individualità biochimica e genomica di ciascun individuo. Il risultato di questo cambio di paradigma è l'abbandono della cura dei sintomi e l'adozione di nuovi strumenti che vanno alla radice della malattia non solo come processo patologico generico e teorico ma come fenomeno individuale.
La nutrigenomica mette a disposizione di ognuno di noi il mezzo più importante per mantenere la salute e migliorare le condizioni croniche: il cibo corretto, elemento fondamentale per ottimizzare il “terreno biologico” da cui emergono salute o malattia. È solo il primo passo verso una medicina nuova ma è un passo gigantesco che le persone possono affrontare in modo semplice e autonomo.
La maggior parte delle malattie croniche, tra cui diabete, tumori, malattie cardiovascolari e Alzheimer, può essere prevenuta e la nutrigenomica offre gli strumenti più semplici ma allo stesso tempo più efficaci per farlo. Non esiste tecnologia, farmaco, organo artificiale o terapia genica che abbia la potenza del cibo nel modulare e correggere i processi metabolici e cellulari. La nutrigenomica ha un ruolo centrale nel plasmare la transizione da un'era pre-genomica a quella post-genomica, ossia da una pratica clinica ancorata a organi e tessuti a una medicina che studia e cura i processi metabolici. I limiti della medicina di oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Essa estende la vita ma spesso a scapito della sua qualità. Utilizza molti, troppi farmaci. Impiega la quasi totalità della spesa sanitaria per interventi terapeutici che riescono a prolungare la nostra esistenza, ma che spesso non ci rendono né sani né felici.
Alcuni ricercatori sostengono che, senza una vera prevenzione basata sulla correzione delle abitudini di vita, potremmo correre il rischio di vedere, nelle prossime decadi, addirittura una riduzione della durata della vita media. Sarebbe la prima volta nella storia dell'umanità.
Fortunatamente, tuttavia, questa trasformazione della medicina è già in atto e riguarda una vasta e profonda rivoluzione nell'approccio diagnostico e terapeutico, di cui la nutrigenomica è un elemento centrale. Tutto ciò non vuol dire che la medicina di oggi sia sbagliata, ma che è semplicemente superata. È nata per curare le malattie infettive del passato e adotta come unica strategia l'intervento farmacologico inteso a “uccidere” la causa della malattia. Oggi siamo pronti a fare un passo avanti.
La parola d'ordine non può più essere solo “uccidere” ma “ri-equilibrare”. Lo scopo non è più semplicemente fare diagnosi per prescrivere un farmaco ma ricercare le molteplici possibili ragioni, fisiche e psicologiche, alla base del disequilibrio e correggerle a una a una.
Da una fase di guerra feroce in cui le armi (senza dubbio a volte necessarie ma sempre micidiali) erano chemioterapia, chirurgia, dosi massicce di farmaci, stiamo entrando in un'era di discussione diplomatica con la malattia e l'organismo. Una fase in cui le forze si riequilibrano e l'intervento esterno viene ridimensionato rispetto alla capacità dell'organismo di auto-curarsi se nutrito e gestito nel modo corretto. Il risultato sarà l'associazione tra aumentata longevità e mantenuta qualità della vita.
Per tutti questi motivi è necessario andare oltre il concetto di dieta e parlare di una vera e propria rivoluzione nella nostra cultura del cibo. Sarà un grande passo avanti permesso dalla scienza e in particolare dalla nutrigenomica.
Ma sarà anche un grande passo indietro, in quanto una ritrovata cultura del cibo ci spiegherà come riappropriarci di antiche abitudini alla luce di nuove scoperte. Lo scopo principale di questo libro è proprio quello di aiutarvi a cambiare abitudini alimentari. Ma non tanto e non solo perché possiate essere più snelli, più belli e più soddisfatti di voi. Tutto questo sarà un'inevitabile e gradita conseguenza del vostro nuovo modo di alimentarvi.
Ma ciò che maggiormente apprezzerete sarà il fatto di disporre di una nuova visione, più attenta e consapevole, della vostra salute e del vostro benessere.
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Scritto da Isabella il 07/04/2022