Con questa preghiera di origine celtica, anticamente recitata all'aperto orientandosi nelle direzioni indicate dai quattro punti cardinali, ancora adesso si può invocare la benedizione sulla Terra. In essa sono rintracciabili alcuni elementi di comunicazione sottile con i mondi della natura mutuati dalla necessità, percepita da tutti i popoli primordiali, di creare un ponte energetico con il proprio habitat.
Con l'atteggiamento interiore ispirato alla benedizione e alla preservazione, è mio desiderio esprimere grande rispetto verso un continente antico quale è l'Australia.
Nella sua ancora misteriosa essenza, l'Australia contiene insegnamenti e potenze naturali pronti a svelarsi a coloro che, non solo per curiosità, tentano di aprirsi alla conoscenza di segreti circa i «semplici» della Terra. L'intento che promuove questo libro è soprattutto quello della conoscenza finalizzata al porgere aiuto all'umanità di oggi, tormentata e disorientata. E, in particolare, il sapere offerto riguarda la voluttuosa e gigantesca ricchezza di piante e fiori in grado di dare sostentamento e riequilibrio agli esseri umani.
L'Australia, ritenuta a giusto titolo il continente più antico e l'unico rimasto incontaminato, è tuttora una terra misteriosa.
In un pianeta devastato da inquinamento, guerre e catastrofi varie, essa tenta di mantenersi inalterata come è stata per millenni, serbando tesori vegetali e floreali capaci di accompagnare l'uomo in cammino verso una nuova definizione di se stesso. Al riguardo, una delle caratteristiche positive dell'Australia consiste, appunto, nel non aver subìto contaminazioni radioattive.
Insieme a tanta bellezza, questo paese è ricco dell'energia di antichi popoli, ancora presenti anche se in numero assai ridotto a causa delle persecuzioni subite durante la colonizzazione.
Per la sua estrema lontananza fu l'ultima terra a essere avvistata dai navigatori europei. La sua scoperta risale al 1606, per opera dell'olandese Willem Janszoon, ma la colonizzazione ufficiale iniziò solo nel 1770 con il capitano inglese James Cook. A ogni modo, l'Australia risulta essere stata abitata già circa 50.000 anni fa dai progenitori degli attuali aborigeni, che vi giunsero dal Sud-Est asiatico.
Come in tutte le civiltà, la prima forma di pittura fu rupestre: in diverse località dell'Australia settentrionale si rintracciano numerose immagini e segni simbolici lasciati dagli antichi popoli, i quali usavano dipingere oltre al proprio corpo anche le pareti rocciose e la corteccia degli alberi, soprattutto dell'eucalipto melaleuca. La pittura veniva fissata con il succo di orchidea. La relazione con alberi e fiori non era finalizzata solo al sostentamento e alla cura, ma sembra essere stata parte integrante della comunicazione con il mondo invisibile.
Dunque, nelle ignote radici dell'antichissimo alveo australiano fluisce come un fiume segreto un corpus di conoscenze e di sacra cooperazione con la natura e con l'universo, del quale l'umanità odierna ha più che mai bisogno.
L'Australia è definita da alcuni studiosi «continente fossile», in quanto la maggior parte delle sue rocce si formò nell'Archeozoico o Precambriano, un'era nella quale la Terra era ancora priva di ossigeno allo stato gassoso (all'incirca fra i 3 miliardi e i 600 milioni di anni fa). Il territorio è per lo più pianeggiante e con un suolo prevalentemente arido. Solo le regioni orientali e occidentali del Sud presentano un clima temperato, mentre il Nord è caratterizzato da clima tropicale con grandi foreste pluviali, paludi di mangrovie, praterie e boscaglie con molte specie arboree endemiche.
Il bioma australiano, per il lunghissimo isolamento rispetto al resto del mondo, presenta numerose specie vegetali e animali endemiche. Poiché tale singolarità è messa oramai in pericolo dall'ingresso di specie esterne, il Parlamento Federale ha approvato di recente una legge che protegge il particolare ecosistema.
La ricchezza naturalistica dell'Australia dipende, quindi, dalle differenziazioni di un universo vegetale rappresentato da almeno quattro tipi di vegetazione:
– il bushland, che nelle basse aree centrali è composto da vegetazione tipica della savana a prateria e steppe, mentre sul versante marittimo delle Alpi australiane e nelle zone settentrionali è caratterizzato da boschi costituiti da numerose specie di eucalipti alti sino a 40 metri, da acacie, cedri e pini;
– il malee, formato anche da eucalipti alti non più di cinque metri;
– il mulga, composto per lo più da piante di acacia, di cui si conoscono circa 445 specie;
– lo scrub delle zone più aride, caratterizzato da flora a cespugli bassi, un tipo di macchia spinosa che via via si fa sempre più sparuta sino a sfumare nell'area desertica vera e propria.
Tuttavia si rammenti che l'Australia, nonostante la biodiversità, ha un clima prevalentemente arido e un territorio desertico, e questo habitat presenta soprattutto una tipica vegetazione con foglie e cespugli spinosi e piante sempreverdi.
L'elemento delle spine, presente anche negli alberi di acacia, prevale in termini quantitativi nel panorama, peraltro dotato di grandiosità vegetali lungo le zone costiere e al Nord.
Secondo la Teoria delle Segnature, le spine condensano i significati simbolici attribuibili al tema della difficoltà, alla necessità di difendersi in circostanze avverse, alla ferita e al sangue, dunque al dolore che in genere si accompagna alla condizione umana. I sempreverdi, invece, comunicano il messaggio energetico della «forza morale» necessaria per sopravvivere in un mondo difficile e, nel contempo, aprono a una riflessione circa la necessità di trasformare gli stili di vita per ridiventare umani, tolleranti, pacifici, in armonia con la natura e con l'universo. Le energie sottili dei sempreverdi trasmettono il senso della perennità e della potenza che affonda nel passato più remoto a costituire una base fortissima su cui radicare nuovi germogli di coscienza evoluta.
La grande presenza degli eucalipti nel bioma australiano assume un particolare significato se lo si legge alla luce della già citata teoria. Dalle parole di Pelikan, studioso di formazione goethiano-steineriana, è possibile dedurre l'importanza delle relative essenze floreali: «L'Eucalipto, in Australia, fa paesaggio, cioè geografia eterica, salutare. Oltre alle forze salutari proprie dell'eterico, esso mette in azione soprattutto le forze astrali, animiche, in sintonia con le forze dell'Io». E, utilizzando l'analisi di tale albero condotta dal botanico Alfred Usteri nel suo libro Pflanzensammlung (Erbario), continua così:
Si inserisce molto bene nella vegetazione dell'Australia. Si accorda con il triste verde delle Casuarine, con il verde-blu dei boschi di acacie, con l'erba detta d'istrice, in cui gli stoloni lunghi parecchi metri strisciano e si affidano ai giochi del vento con i loro glomeruli spinosi. In questo contesto austero, l'Eucalipto è ancora il meno gioioso! È il più malinconico degli alberi.
Nonostante ciò, le sue caratteristiche energetiche lo rendono capace di «far risalire le forze solidificanti della Terra e l'elemento Acqua nascosto in profondità sino alla regione chiara e secca dell'Aria-Luce».
Ed è proprio questo calore secco a rendere l'eucalipto, per la ricchezza di aromi e oli essenziali liberati, un albero guaritore e rigeneratore soprattutto dell'area polmonare, ritenuta secondo la medicina tradizionale cinese connessa alla tristezza e alla depressione psichica.
Il grande richiamo interiore, per chi sa interpretare il volto energetico-sottile della vegetazione australiana, sembra consistere nell'invito a crescere nella Via del Cuore.
Questa scelta implica l'apprendimento di modelli di comunicazione più idonei a far stare insieme persone provenienti da culture diverse, a bilanciare vecchie memorie dolorose con una nuova volontà attiva di comprensione e di sostegno reciproco.
La massima lezione che ogni essere umano deve apprendere riguarda la conoscenza dell'unità essenziale di tutte le cose, e finora l'insegnamento è dovuto passare attraverso il dolore. Probabilmente è giunto il tempo di raccogliere l'esperienza del passato per aprirsi a un modo di interagire costruito sull'accettazione e sulla cooperazione.
Questo passaggio può essere accompagnato in modo egregio dalla floriterapia, la quale sin dai suoi inizi, con il pensiero del dottor Edward Bach, ha assunto nell'universo della cura il compito di insegnare all'umanità l'importanza della riconnessione con la propria dimensione spirituale e, di conseguenza, con la totalità dell'esistente.
Nell'ambito della floriterapia australiana si possono riconoscere molte essenze floreali fortemente legate a questi temi.
Ad esempio, dalla spinosa presenza di Mountain Devil e di Spinifex, correlate ai temi della difficoltà di comunicazione con l'altro e con l'ambiente, si va alla morbida bellezza di Bush Gardenia e di Sydney Rose, in grado di promuovere armonia nella coppia e un dialogo gentile e collaborativo fra gli esseri viventi.
Dalla separazione all'empatia, dalle ferite del cuore alla gentile accoglienza, dal vecchio dolore alla guarigione dell'anima, il passaggio è comunque di grande rilevanza e attualità in tempi come questi, caratterizzati da un diffuso risveglio spirituale, ma ancora minati da troppe forme-pensiero cristallizzate di natura conflittuale.
Tra l'altro, si può notare come siano abbastanza numerose le essenze australiane in grado di esercitare sostanziali influssi sull'area del giudizio. Dal punto di vista terapeutico, ciò diventa motivo di riflessione circa la necessità di collaborare con i grandi eventi evolutivi che interessano oggi l'umanità.
La priorità data ai temi del pregiudizio, dell'intolleranza razziale, religiosa e ideologica, ha a che vedere con il passaggio di coscienza in atto, il quale implica in primis l'apprendimento di modelli avanzati di comunicazione globale e rende consapevoli che l'arricchimento interiore deriva dalla diversità.
Nel contempo si sta imparando il significato del termine sinergia, inteso come concetto di partecipazione attiva di singoli all'interno di un gruppo capace di gestire la complessità.
Anche la floriterapia australiana può fare la sua parte per favorire il passaggio di coscienza ormai inevitabile e necessario per portare l'umanità a costruire una nuova civiltà, spirituale e più evoluta.
Scritto da giorgio il 02/02/2022