Lo studio dell'Omeopatia è più spesso fatto secondo uno spirito analitico. Si è spinto lo studio dei rimedi fin nei minimi dettagli, ma non sempre si sono ricercati i legami che riuniscono fra loro questi dettagli. Si è trascurato lo spirito di sintesi, l'Autore ha cercato di realizzare questa sintesi attraverso la ricerca dei legami che esistono tra i sintomi più diversi dei vari rimedi. Questo legame è evidenziato dallo studio fisiologico di ogni medicamento.
La caratteristica di questo TRATTATO DI FARMACOLOGIA OMEOPATICA, che lo differenzia dagli altri trattati del genere, è il metodo seguito dall'Autore. Mentre la quasi totalità delle Materie Mediche e dei Repertori, usano un sistema, per così dire mnemonico, l'Hodiamont parte dalla patogenesi e la illustra ampiamente, di modo che la scelta del farmaco viene suggerita quasi automaticamente dalla patogenesi stessa e ne conseguono così le prescrizioni differenziali a seconda delle modalità dei sintomi.
La prescrizione allora non è più un atto meccanico basato sulla memoria delle indicazioni cliniche, bensì il risultato di uno studio serio e scientifico della diagnosi, che trova conferma nell'analisi delle varie patogenesi per arrivare infine alla vera personalizzazione del rimedio.
Questo trattato è stato pubblicato nella traduzione italiana sedici anni or sono; chi scrive queste righe ne è stato il promotore. A distanza di tanti anni si constata ancora, da parte degli avversari soprattutto ma anche da parte di molti omeopati, una inesistente contrapposizione tra medicina cosiddetta scientifica e medicina che adotta e applica nella clinica il metodo omeopatico. Contrapposizione artificiosa perché una è la radice del sapere medico e una la finalità: conoscere i meccanismi della vita e trovare i mezzi per restituire la salute agli ammalati.
I termini della controversia sono molto semplici: gli avversari della medicina omeopatica sostengono che le indicazioni terapeutiche dei farmaci omeopatici sono fallaci perché mancano dei crismi di scientificità. Desidero sottolineare questo aspetto perché è un punto fondamentale da chiarire.
Hahnemann viene attaccato e difeso in modo improprio; per inquadrare l'opera effettivamente rivoluzionaria di Hahnemann bisogna prendere in considerazione l'epoca nella quale è nato e vissuto (1755-1843). In quell'epoca «lo stato della farmacologia continuava a lasciare molto a desiderare. Erano disponibili poche cure di cui ci si potesse fidare, e alcune novità molto conclamate non portarono a nulla. Intorno al 1800, Thomas Beddoes e Humphrey Davy, convinti che la rivoluzione di Lavoisier nella chimica dovesse portare a una rapida trasformazione della medicina, sostennero che il protossido d'azoto era una panacea contro la tisi e altri disturbi dei polmoni. Si rivelò inutile. Molti medicinali dalla vasta diffusione erano in realtà privi di qualsiasi valore, e si sapeva anche che lo erano. I polifarmaci – complessi cocktail di medicinali, nei quali si pensava che alcuni ingredienti combattessero i possibili effetti nocivi di altri [sotto questo aspetto la situazione oggi non è molto cambiata (N.d.C.)] – erano suscettibili di vistosi abusi. Altri farmaci, specialmente le panacee dei ciarlatani, erano decisamente nocivi. Le purghe forti e le medicine a base di piombo provocavano coliche, spesso alleviate dalle foglie di Atropa belladonna, che provocavano a sua volta ulteriori avvelenamenti. Vari medici, tra i quali il medico della marina militare scozzese Thomas Trotter, ammonivano che la società moderna attingeva fin troppo liberamente ad un arsenale di sedativi, medicinali tonici e narcotici potenzialmente letali, oltre agli stimolanti quali tè, tabacco e caffè. Alla fine del XVIII secolo, e come reazione a tali disgraziati abusi, il medico tedesco Samuel Hahnemann sviluppò il suo sistema omeopatico di medicina che, insieme al famoso detto similia similibus curantur, insisteva anch'esso sulla necessità di un'assoluta purezza dei medicinali e di un loro uso nelle dosi infime. Stava sorgendo l'era della riforma farmaceutica» (da Roy Porter, Strategie terapeutiche, in Mirko D. Grmek, Storia del pensiero medico occidentale, vol. 2, p. 366-367, Laterza 1996).
Molti trattati di farmacologia, se hanno un'introduzione storica, sottolineano sempre che Hahnemann, insieme a molti altri illustri scienziati è uno dei padri fondatori della farmacologia sperimentale moderna. Sperimentale, appunto, non confusa enunciazione di principii astratti. Gli strumenti a disposizione di Hahnemann erano quelli limitati del tempo, ma il suo genio gli fece intuire anche le malattie infettive, soprattutto nelle forme subacute e cronicizzate, ed elaborò il concetto di miasma, nozione anacronistica che oggi deve essere rivista alla luce delle moderne acquisizioni della microbiologia, della virologia, della genetica... In questo senso dobbiamo a O. A. Julian uno dei tentativi più completi e interessanti (v. Omeopatia moderna. La definizione di terreno, Nuova Ipsa 1990). In molti paragrafi delle sue opere maggiori, l'Organon e Le malattie croniche, anticipa le moderne acquisizioni della psicanalisi e della medicina psicosomatica. Fermiamo qui queste nostre considerazioni, perché non è questa la sede per sondare gli apporti di Hahnemann a tutta la medicina, non solo alla terapia. Era però importante farne cenno perché gli omeopati convinti da trent'anni di pratica – come chi scrive e gli altri innumerevoli colleghi distribuiti in ogni angolo del pianeta – sanno che l'accettazione e lo studio di molti principi della medicina omeopatica da parte di chi ha più strumenti e mezzi (in esclusiva però, perché gli interessi corporativi, o di probità metodologica scientifica, fanno sì che l'omeopatia non possa entrare nelle nostre università) apporterebbero uno stimolo determinante alle meravigliose acquisizioni della medicina moderna.
Sono ogni giorno agli onori della cronaca i fatti e i misfatti dell'applicazione cieca dei dogmi, però accettati perché scientifici. Basti pensare alla trasmissibilità di malattie attraverso le proteine (leggi prioni, cioè BSE). Per molte altre emergenze l'omeopatia e le medicine naturali avrebbero qualche suggerimento da dare, soprattutto in termini di prevenzione (per la cura è un altro discorso, dato che anche la medicina scientifica ha qualche affanno...)
La pretesa del curatore è di fare di questo Trattato l'opera di riferimento per tutti gli studiosi, sia omeopati che avversari. L'impresa è ardua e richiederà anni di continuo affinamento e aggiornamento. Resterà fondamentale il movente ispiratore dell'Autore: spiegare le patogenesi e i quadri clinici alla luce dell'evoluzione delle conoscenze farmacognosiche e cliniche.
Le novità più importanti nel primo tomo, oltre agli aggiornamenti, sono le seguenti:
1) Diversa suddivisione della trattazione dei rimedi tenendo conto della classificazione chimica degli stessi secondo la tavola periodica degli elementi (abbiamo seguito il criterio suggerito da E. Ragazzi, in Farmacognosia minerale, Cedam 2000).
Tali classi sono:
a) metalli alcalini: gruppo 1 della tavola periodica (metalli altamente reattivi che non si trovano allo stato libero in natura);
b) metalli alcalino-terrosi: gruppo 2 della tavola periodica (molto reattivi e non si trovano allo stato libero in natura);
c) metalli di transizione: fanno parte dei gruppi 3-12 della tavola periodica (duttili e malleabili, conducono bene il calore e l'elettricità);
d) altri metalli: gruppi 13, 14 e 15 della tavola periodica (in genere non mostrano vari stati di ossidazione, al contrario dei metalli di transizione);
e) metalloidi: hanno proprietà sia di metalli sia di non-metalli;
f) non-metalli: gruppi 14-16 della tavola periodica (non sono buoni conduttori dell'elettricità e del calore. A temperatura ambiente possono esistere in forma gassosa o solida. Non hanno lucentezza e non riflettono la luce);
g) alogeni: gruppo 17 della tavola periodica (alogeno significa generatore di sale);
h) elementi radioattivi.
A questi rimedi seguono nell'ordine:
a) acidi minerali;
b) acidi organici;
c) altri rimedi.
2) Aggiunta, all'inizio di ogni rimedio, del quadro delle proprietà e, nel corso della trattazione, di numerosi schemi di Diagnosi differenziale.
Pagine: 162, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Nuova Ipsa Editore, Prezzo 28,50 €
Pagine: 1280, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Salus Infirmorum, Prezzo 70,00 €
Pagine: 464, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Salus Infirmorum, Prezzo 49,90 €
Pagine: 250, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Nuova Ipsa Editore, Prezzo 26,00 €
Fondamentale materia medica
Scritto da Isabella il 07/04/2022
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