Editoriale
Il segreto professionale
DOSSIER
La duplice fonte di un bene fondamentale - di Remo Danovi
Benché non espressamente definito dalla legge, il segreto professionale è previsto da varie norme di diritto sostanziale e processuale e costituisce uno dei pilastri del ministero difensivo. Esso garantisce la libertà e la sicurezza dei rapporti professionali, ma anche l'attuazione dell'ordinamento per i fini della giustizia, ed è pertanto a protezione di un bene collettivo, oltreché di un interesse individuale. L'autore - uno dei massimi studiosi di deontologia professionale - si sofferma sulla portata del diritto-dovere del segreto professionale nel codice deontologico forense ed evidenzia la natura complementare e la giuridicità delle norme deontologiche rispetto quelle processuali. L'articolo si occupa inoltre del rapporto tra segreto e privacy e delle problematiche sollevate dalla recente direttiva europea sul riciclaggio di denaro.
Instaurare un rapporto di fiducia - di Alberto Bondolfi
Il tema del segreto professionale rappresenta un classico della riflessione etica e giuridica eppure continua a sollevare interrogativi, specie di fronte alle sfide contemporanee. L'intervento lo affronta anzitutto da un punto di vista globale, legando l'istituto del segreto professionale, più che al tipo di informazioni scambiate, al necessario rapporto di fiducia che sta alla base del rapporto professionista cliente. Da qui anche la relatività del principio, che potrà essere limitato in presenza di prevalenti valori da tutelare. La seconda parte dello studio si incentra sul segreto nelle professioni mediche, ricostruendo le fonti storiche e le motivazioni che hanno legittimato l'istituto. Il dovere di riservatezza è una delle basi dell'etica medica sin dal suo inizio, benché esso non vada inteso come un valore assoluto, e la medicina ha cercato di assicurarlo anche nella complessità dell'organizzazione moderna della salute. Viene infine affrontato il delicato e tragico tema del conflitto tra riservatezza e dovere di prevenzione nella cura dei malati di AIDS.
Una questione di etica non di "etichetta" - di Renzo Gerardi
L'obbligo del segreto può fondarsi su di una previsione legislativa, ma può fondarsi anche su altri vincoli. Esistono di conseguenza vari tipi di segreto: segreto "naturale", "promesso", "affidato" (a questo tipo appartiene il segreto professionale). L'autore ripercorre le principali tappe storiche attraverso le quali il segreto professionale si è affermato, dapprima nella professione medica e nell'attività forense e successivamente nella altre professioni. Analizza poi il "segreto sacramentale" o "della confessione", secondo la prassi e il diritto della Chiesa cattolica, e lo confronta con il segreto professionale. Quest'ultimo tutela il professionista, la società e poi il cliente, ed è soggetto a limitazioni. Al contrario, il sigillo sacramentale è assoluto e tutela il sacramento e la buona fama del penitente.
L'evoluzione della "privacy" - di Michela Massimi
L'articolo tratta del rapporto tra "privacy" e segreto professionale alla luce dell'evoluzione giuridico-sociale dei due concetti e in relazione alle novità introdotte dal recente Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lgs. 196/2003). Si evidenzia come il moderno diritto alla "privacy", inteso come diritto dell'individuo a esercitare un controllo sul flusso delle informazioni che lo riguardano, venga in qualche modo a inglobare l'interesse sotteso alla tutela del segreto professionale. In gioco qui è infatti la volontà di non far conoscere a terzi le informazioni personali rivelate al professionista al fine di ottenerne la prestazione. L'autrice approfondisce anche il concetto di "giusta causa" di rivelazione e si sofferma sul ruolo attribuito ai codici deontologici dalla normativa in materia di "privacy".
Un principio con significati diversi - di Pasquale Giuseppe Macrì
Premesso un breve "excursus" sulla graduale affermazione del diritto alla "privacy", l'intervento propone un esame comparato delle modalità di tutela di tale diritto, con riguardo particolare all'ambito medico, nel nord America (Canada e USA) e negli Stati europei (con riferimenti ai sistemi normativi ed etico-dentologici presenti in Svezia, Austria, Gran Bretagna, Olanda, Francia, Portogallo Spagna). L'autore evidenzia come, sotto il profilo strettamente deontologico, la "confidentiality" in ambito sanitario trovi forte radicamento in aerea europea, grazie alla diffusione dei principi ippocratici. Di converso, l'esigenza di una specifica tutela giuridica della riservatezza e del segreto professionale, come espressione del diritto individuale di libertà, trovi momenti propositivi significativi nella tradizione liberale nord americana. In seguito al recepimento della Direttiva CEE 95/46, gli Stati membri dell'UE sono comunque dotati di una uniforme tutela del diritto alla riservatezza. Inoltre, grazie ad una comune esigenza di tutelare i diritti di libertà in medicina, Europa e Nord America hanno sottoscritto nel 2002 nome comportamentali comuni, attenuando le distinzioni tra le loro tradizioni.
APPLICAZIONI
Indispensabile per la libertà di stampa
Consiglio dell'Ordine Giornalisti Veneto a cura di Leonardo Carraro
Riservatezza fiscalmente trasparente - di Fabrizio Pinato
Il paziente è il valore prioritario - di Salvino Leone
Indicazioni bibliografiche
RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI
Ambiente / Le nanotecnologie
Precauzione: utile ma non sufficiente - di Luciano Butti
L'articolo presenta i tratti fondamentali di un complesso progetto di ricerca, svolta in collaborazione con l'associazione "Equiliber", con l'obiettivo di offrire uno strumento per l'applicazione equilibrata del principio di precauzione nelle diverse situazioni. Vengono inizialmente presentati i fondamenti culturali del principio "Better Safe than Sorry". Esso non va inteso come via per eliminare completamenti i rischi della nostra vita individuale e sociale, bensì per ridurli efficacemente. Sul piano giuridico, ciò comporta i considerare vantaggi e svantaggi dell'adozione di misure di cautela, proporzionare queste ultime al rischio e compiere una attenta analisi costi-benefici. L'autore si sofferma quindi sui fondamenti giuridici del principio rinvenibili nel diritto internazionale, comunitario e italiano. Esamina infine le sfide derivanti dall'applicazione del principio di precauzione nella elaborazione di un diritto, oggi non ancora esistente, delle nanoscienze e delle nanotecnologie.
Economia / Respnsabilità sociale d'impresa
La responsabilità frutto della partecipazione - di Saverio Pipitone
I nostri tempi sono segnati da un cambiamento epocale, guidato dalla parola d'ordine della "sostenibilità"; l'economia disegna uno sviluppo contrassegnato dall'etica dell'astronauta (al posto dell'etica del cowboy), caratterizzato da spazio limitato e poche risorse da sfruttare e che richiede la convergenza di quattro fattori: capitale fisico, umano, sociale e qualità delle tecnologie. Per correggere i fallimenti del mercato oggi si punta sulla valorizzazione di spinte solidaristiche degli individui: consumatori, risparmiatori, elettori. In questo quadro, l'elemento strutturale dello sviluppo sostenibile è la responsabilità sociale, intesa come integrazione volontaria delle problematiche sociali ed ecologiche nelle operazioni commerciali e nei rapporti con gli "stakeholder". L'intervento si sofferma sulle strategie per comporre i differenti interessi in vista della sopravvivenza nel tempo dell'impresa, in particolare sull'idea del contratto sociale (anche per gestire le relazioni aziendali) e sul ruolo del codice deontologico di comportamento per la formazione etica del lavoratore.
Formazione / Sport
Eccellenza nello sport e nella vita - di Andrea Rinaldo
Sanità / Fine della vita
Il significato e la dignità del morire - di Ezio Vincenti, Umberto Vincenti, Giorgia Zanon
Precisi criteri tanatologici consentono oggi di determinare con precisione il momento della morte di una persona. Quando e se attivare la rianimazione è viceversa un punto maggiormente discusso, che richiede la considerazione di due fattori essenziali: il dolore e la sofferenza, concetti non coincidenti. Talora, preoccupazioni medico-legali producono veri e propri accanimenti terapeutici: si agisce nel rispetto di protocolli piuttosto che valutare con buon senso la situazione reale del paziente. Il contributo affronta il tema dell'eutanasia passiva e dell'eutanasia attiva. Quest'ultima è spesso collegata alla qualità dell'assistenza medica, infermieristica ed anche psico-affettiva. La grande questione della fine della vita, comunque, difficilmente può essere risolta con regole giuridiche o pronunzie giudiziarie ed, anzi, il diritto stesso è chiamato ad interrogarsi su come recuperare il suo rapporto con il mondo della natura.
Spazio aperto / Democrazia e rappresentanza
I diritti umani non hanno confini - di Angelo Peli, Giampaolo Peccolo, Stefano Cinotti
Il segreto professionale sembra in prima istanza rinviare alla tutela delle informazioni di cui un professionista viene a conoscenza nell'esercizio della propria attività. Non vi è dubbio, infatti, che sia in gioco l'esigenza di mantenere il riserbo e la dovuta discrezione su tali informazioni, tanto rilevanti perché attinenti la sfera strettamente personale. D'altra parte, se il segreto tradizionalmente ha avuto un ruolo cosí marcato all'interno della riflessione etico-deontologica, ciò è dipeso non solo dalla necessità di salvaguardare la riservatezza sulle informazioni ricevute, ma dalla priorità di garantire lo speciale rapporto fiduciario che consente a un soggetto di affidarsi alla competenza di un professionista. La qualità di tale rapporto cosí stretto, infatti, verrebbe sicuramente minacciato se i due soggetti della relazione professionale (il medico e il paziente, l'avvocato o il commercialista e il proprio cliente, ecc.) sapessero che altri dall'esterno hanno la possibilità di accedere ai contenuti della loro comunicazione.
Assistiamo cosí a un allargamento della sfera di significato del segreto professionale di cui è testimonianza anche la normativa piú recente che ha per oggetto la tutela della privacy, la quale, oltre a essere intesa prima di tutto come libertà negativa, ovvero come possibilità del cittadino di negare la divulgazione o l'uso da parte di altri di informazioni sulla propria persona, va intesa come possibilità di esercitare un controllo diretto sui propri dati personali. L'interessato può, infatti, richiedere sempre - a enti, istituzioni, aziende, ecc. - se siano disponibili dati o documenti sul proprio conto, anche se non ancora elaborati.
Piú in generale, il segreto professionale si configura come un bene che ha stretta attinenza con la realtà personale del soggetto e che, tuttavia, non ha una valenza solamente individuale, tanti e tali i sono i risvolti che il suo rispetto implica non solo nella vita professionale, ma anche in quella sociale e pubblica. Ciò nonostante, si possono prevedere delle situazioni nelle quali sia legittimo derogare dall'obbligo dell'osservanza del segreto, quando siano in gioco interessi di terzi o collettivi molto rilevanti. Il diritto, oltre a sanzionare la violazione del segreto professionale, considera in tal senso i motivi di "giusta causa" in base ai quali la rivelazione del segreto può essere richiesta, come potrebbe accadere, ad esempio, nel caso in cui il giudice imponga a un giornalista di rivelare le proprie fonti qualora queste siano ritenute indispensabili ai fini della prova del reato. Ma in modo forse ancor piú preciso e circostanziato di quanto già non preveda il Codice penale, i diversi codici deontologici hanno cercato di tutelare il segreto come un bene fondamentale e costitutivo della relazione professionale e, nel contempo, ne hanno individuato - senza, tuttavia, eccedere in facili generalizzazioni - le possibili eccezioni. Emerge qui la particolare funzione della deontologia professionale, le cui indicazioni, per un verso, si sovrappongono a quanto stabilisce il diritto, per un altro, si preoccupano di specificare e di esemplificare il piú possibile gli adempimenti propri della professione.
Proprio il tema classico del segreto professionale pone in risalto l'importanza della deontologia soprattutto nello sforzo di individuare quelle tipologie di situazioni conflittuali nelle quali il rispetto di tale segretezza, di per sé dovuta, potrebbe comportare un danno a terzi o alla collettività. D'altro canto, neppure la deontologia è in grado, nella situazione specifica, di stabilire fino a dove e in che termini debba essere declinato l'obbligo del segreto. E qui, oltre il diritto e oltre la deontologia, è chiamata in causa proprio la responsabilità strettamente etica del professionista. In altre parole, pur nella imprevedibilità e nella complessità delle situazioni che né il diritto né alcun codice etico potranno mai prevedere esaustivamente, il professionista è impegnato non solo a non tradire la relazione fiduciaria verso il proprio cliente, ma anche a garantire l'interesse pubblico e il bene collettivo. Tale duplice fedeltà sarà coniugabile proprio nella misura in cui si saprà esercitare la virtú del discernimento, che non esonera, comunque, da interiori lacerazioni.
Da ultimo, mi sia consentito esprimere una parola di ringraziamento a Giancarlo Minozzi, primo direttore responsabile, e a Renzo Pegoraro, co-direttore, che lasciano i loro rispettivi incarichi. Insieme abbiamo condiviso la singolare esperienza di ideare e realizzare questo progetto editoriale, la cui mission, ora, insieme al nuovo direttore responsabile, Gianni Locatelli, intendiamo confermare e ulteriormente sviluppare
Il Direttore
Antonio Da Re
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020