La lettura dei vangeli è per gran parte dei cristiani prevalentemente religiosa e liturgica. Non rappresenta quindi un'esperienza personale e diretta, ma si riduce spesso all'ascolto di un brano evangelico durante la liturgia eucaristica: un approccio segnato da tagli e selezioni dei brani, che non permette di entrare in contatto con l'intero testo.
Secondo Enzo Bianchi ci siamo dimenticati che i vangeli sono anzitutto un grande racconto della vita di Cristo e che solo leggendoli in questa prospettiva essi potranno liberare il loro messaggio religioso e illuminare la nostra concreta esperienza esistenziale: «Il racconto evangelico è l'offerta di una visione del mondo ma anche di una pratica di umanità. La storia di Gesù è la storia della sua maniera di vivere il mondo, di abitare il corpo, di impostare le relazioni, di gestire la parola, insomma, di vivere l'umanità. Leggere i vangeli significa pertanto cogliere l'umano che è in Gesù e correlarlo alla propria umanità».
Ciò che caratterizza il vangelo di Marco, che Enzo Bianchi traduce e commenta in queste pagine, è l'eccezionale tensione che lo percorre: è un testo costruito a incastro, una struttura in cui due episodi possono ricevere luce l'uno dall'altro, con brevi e incalzanti unità narrative, in cui Gesù è continuamente in movimento, inafferrabile nella sua identità, non racchiudibile in schemi classici, tanto da spiazzare a volte il lettore.
È Marco stesso a guidarci attraverso il sentiero del suo racconto, costellato di straordinari personaggi: Gesù, spesso mostrato nella sua debolezza e fragilità umana, Giovanni, i discepoli, i malati, gli avversari, la folla. Un «mondo» che consente al lettore di partecipare emotivamente alle vicende narrate.
Con il suo commento puntuale e illuminante Enzo Bianchi ci accompagna attraverso un grande classico della narrazione, svelandoci come il messaggio universale del vangelo possa divenire per ciascuno un'intensa occasione di confronto con la propria storia.
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020