Quando si parla di incidenti associati alle dighe, la memoria collettiva torna al Vajont, a quei tragici accadimenti che il 9 ottobre 1963 provocarono, in pochi minuti, la morte di circa 2000 persone nonché ingenti danni materiali. Catastrofi similari, forse meno note, sono accadute in altri luoghi e in altri tempi, provocando l’allagamento dei territori a valle degli sbarramenti e perdite di vite umane.
Limitandoci all’Italia e al territorio prossimo ai suoi confini, possiamo citare i disastri del Gleno (Bergamo, 1923), di Molare (Alessandria, 1935), di Fréjus (Costa Azzurra, 1959) e della Val di Stava (Trento, 1985).
Il presente libro intende, per la prima volta, riunire tutti questi accadimenti. Il lavoro, frutto di indagini bibliografiche e di inchieste sul campo, presso le località oggetto della trattazione, contiene, oltre alla cronistoria degli eventi, note sull’impatto ambientale, sulla progettazione, la messa in opera e la corretta gestione delle diverse tipologie di diga.
In appendice è presente uno spazio dedicato agli incontri con alcuni superstiti e sopravvissuti del Vajont: una testimonianza umana preziosa, che in qualche modo controbilancia gli approfondimenti tecnici presenti nel libro. L’intento dell’opera è fornire un’analisi oggettiva delle cause che hanno determinato i vari incidenti.
Le dighe consentono alla comunità di disporre di un’importante riserva di acqua potabile e di energia, ma come tutti gli impianti tecnologici possono rappresentare un fattore di rischio.
Da un esame approfondito degli argomenti trattati nel volume si evince che la natura non è stata la principale attrice. Gli eventi alluvionali che hanno accompagnato la maggior parte di questi episodi non bastano, da soli, a giustificare quanto accaduto.
Spesso l’acqua è solo apparentemente colpevole: le vere cause sono da ricercarsi nella superficialità, negli interessi, nell’incapacità o cattiva volontà da parte dell’uomo di interpretare i segnali della natura.
Ci auguriamo che la storia dei passati errori possa essere utilizzata come uno strumento di conoscenza per evitare di commetterne in futuro.
Scritto da Isabella il 07/04/2022