La cosmologia moderna è diventata una «grande scienza» – un edificio teorico supportato da fisica, matematica, e da tecnologie complesse e costosissime che sembrano schiuderci i segreti dell'Infinito.
Ma le domande e le spiegazioni sull'origine e la natura dell'Universo sono vecchie quanto l'uomo.
Ci riempie di meraviglia, oggi, scoprire come gli antichi astronomi, privi di qualunque strumento ma grazie a lunghe e attente osservazioni ad occhio nudo, riuscissero a determinare i movimenti di alcuni pianeti, a prevedere eclissi e allineare perfettamente i loro templi verso i solstizi. In tutte le civiltà del passato le conoscenze celesti si mescolavano a credenze mitologiche che spesso identificavano gli dèi con gli astri.
I babilonesi consideravano i pianeti come «interpreti» del volere divino e quindi cercavano di predire i fenomeni celesti per proteggere i sovrani.
I maya e gli aztechi, invece, usavano le posizioni del Sole o degli astri solo come strumenti per calcolare lunghi cicli temporali. Furono i Greci i primi a praticare un'astronomia geometrica come scienza a sé, senza risvolti astrologici. Con il Cristianesimo, per secoli gli astri sono stati espressione di Dio.
E solo da Galileo ad oggi, la scienza ha faticosamente affrancato l'indagine sul Cosmo dai diktat della Religione.
In ogni caso, dai miti più ingenui alle teorie scientifiche più ardite, quello dell'Universo resta il «racconto» più affascinante che ha accompagnato l'evoluzione culturale dell'uomo.
Questo libro ripercorre le cosmologie delle grandi civiltà antiche – dai Sumeri agli Egizi, dai Maya ai Cinesi. E poi attraverso l'astronomia dell'Europa cristiana, arriva alle frontiere dell'astrofisica odierna e alla ricerca dell'intelligenza nell'Universo.
Un'avventura della ragione che dura da seimila anni, un viaggio dal mito alla scienza che non si interromperà mai finché il nostro sapere ci avvicinerà al mistero dell'origine del cosmo e della vita stessa.
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020