Il segreto dell'infanzia

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Il segreto dell'infanzia  Maria Montessori   Garzanti
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In questo libro vengono descritti i tasselli fondamentali del metodo montessoriano, a scuola e tra le pareti di casa.

"Occorre che l'adulto trovi in sé l'errore ancora ignoto che gli impedisce di vedere il bambino".

Madri ed educatori troveranno in questo libro il mondo in cui s'ambienta il metodo montessoriano: "l segreto dell'infanzia" crea infatti lo stato d'animo preliminare all'intelligenza di una pratica pedagogica logica e chiara, che conduce sottilmente alla progressiva scoperta delle verità intellettuali.

Il muto e misterioso lavoro del bambino nei suoi primi tre anni, l'incarnazione dello spirito umano nella giovane creatura divengono una verità acquisita alla nostra coscienza, una rivelazione a cui ognuno può attingere suggerimenti per meglio orientare il processo formativo.


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Il segreto dell'infanzia

Maria Montessori



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L'infanzia, questione sociale

Già da alcuni anni si è iniziato un movimento sociale a favore dell'infanzia, e non perché qualcuno in particolare ne abbia preso l'iniziativa. È accaduto come di una eruzione naturale su terreno vulcanico, dove spontaneamente si producono qua e là fuochi dispersi. Nascono così i grandi movimenti. Senza dubbio vi ha contribuito la scienza; essa è stata l'iniziatrice del movimento sodale per l'infanzia. L'igiene cominciò a combattere la mortalità infantile; poi dimostrò che l'infanzia era vittima della fatica scolastica, martire sconosciuta, condannata a pena perpetua, poiché l'infanzia stessa finiva col finire del periodo della scuola.

L'igiene scolastica descrisse un'infanzia disgraziata, animi contratti, intelligenze stanche, spalle ricurve e petti stretti, un'infanzia predisposta alla tubercolosi.

Finalmente, dopo trent'anni di studi, noi consideriamo il fanciullo come un essere umano sfalsato dalla società e, prima ancora, da coloro che gli hanno dato e gli conservano la vita. Che cos'è l'infanzia? Un disturbo costante per l'adulto preoccupato e stancato da occupazioni sempre più assorbenti.

Non c'è posto per l'infanzia nelle più ristrette case della città moderna, dove si accumulano le famiglie. Non c'è posto per essa nelle vie, perché i veicoli si moltiplicano e marciapiedi sono affollati di gente che ha fretta. Gli adulti non hanno tempo di occuparsene poiché i loro obblighi urgenti li opprimono. Padre e madre sono entrambi costretti a lavorare e, quando il lavoro manca, la miseria opprime e stronca i bambini come gli adulti. Anche nelle migliori condizioni, il bambino resta confinato nella sua stanza, affidato a estranei salariati, e non gli è permesso di entrare in quella parte della casa dove dimorano gli esseri a cui deve la vita. Non esiste alcun rifugio in cui il bambino senta che il suo animo sia compreso, dove possa esercitare l'attività che gli è propria. Deve starsene buono, in silenzio, senza toccar nulla, perché nulla gli appartiene. Tutto è inviolabile, proprietà esclusiva dell'adulto e vietato al bambino. Che cosa gli appartiene? Nulla. Pochi decenni addietro non esistevano neppure sedie per bambini. Di qui deriva la famosa espressione, che oggi ha solo senso metaforico: «Ti ho tenuto sulle ginocchia».

Quando il bambino si sedeva sui mobili dei grandi o sul pavimento, lo rimproveravano; era necessario che qualcuno lo pigliasse a sedere sulle sue ginocchia. Tale è la situazione del bambino che vive nell'ambiente dell'adulto: un importuno che cerca qualcosa per sé e non la trova, che entra e subito viene respinto. La sua situazione è simile a quella d'un uomo privo di diritti civili e d'un ambiente proprio; un essere relegato al margine della società, che tutti possono trattare senza rispetto, insultare e castigare, in forza d'un diritto conferito dalla Natura: il diritto dell'adulto.

Per un curioso fenomeno psichico, l'adulto non si è mai preoccupato di preparare un ambiente adatto a suo figlio; si direbbe che si vergogna di lui nell'organizzazione sociale.

Nell'elaborare le sue leggi, l'uomo ha lasciato il proprio erede senza leggi, e quindi fuori delle leggi. Lo abbandona senza direzione all'istinto di tirannia che esiste in fondo a ogni cuore d'adulto. Ecco quello che dobbiamo dire dell'infanzia che viene al mondo portando nuove energie, energie che dovrebbero essere invero il soffio rigeneratore, atto a dissipare i gas asfissianti accumulati di generazione in generazione durante una vita umana piena di errori.

Ma bruscamente, nella società cieca e insensibile da secoli, probabilmente dall'origine della specie, al destino del bambino sorse una consapevolezza nuova. L'igiene accorse come si accorre a un disastro, a un cataclisma causa di numerosissime vittime; lottò contro la mortalità infantile nel primo anno di vita; le vittime ermo così numerose che i sopravvissuti potevano essere considerati come scampati a un diluvio universale. Quando, all'inizio del secolo XX, l'igiene cominciò a penetrare fra le classi popolari e a diffondersi, prese un aspetto nuovo la vita del bambino. Le scuole si trasformarono in tal maniera che quelle esistenti da più di dieci anni sembravano datare da un secolo. I principi educativi entrarono, per la via della dolcezza e della tolleranza, sia nelle famiglie che nelle scuole.

Oltre ai risultati ottenuti grazie ai progetti scientifici, vi sono anche, qua e là, molte iniziative dettate dal sentimento. Molti riformatori d'oggi prendono in considerazione l'infanzia; nei lavori urbanistici si riservano giardini per l'infanzia; costruendo piazze e parchi, si riservano ai bambini terreni da gioco; ai bambini si pensa costruendo teatri, per essi si pubblicano libri e giornali, si organizzano viaggi, si costruiscono mobili in proporzioni adatte. Sviluppando infine un'organizzazione cosciente delle classi, si è cercato di organizzare i bambini, d'incutere in essi la nozione della disciplina sociale e della dignità che da essa deriva all'individuo, come succede in organizzazioni tipo boy-scout e «repubbliche dei bambini». I riformatori politici rivoluzionari del nostro tempo cercano d'impossessarsi dell'infanzia per renderla un docile strumento dei loro progetti. Sia per il bene che per il male, sia per essere aiutata lealmente che per lo scopo interessato di usarne come di uno strumento, l'infanzia oggi è sempre presente. È nata come elemento sodale. È poderosa e penetra dovunque. Non è più solo un membro della famiglia, non è più il bambino che le domeniche, vestito del suo abito migliore, andava a spasso docilmente a mano del padre, attento a non insudiciare l'abitino domenicale. No, il bambino è una personalità che ha invaso il mondo sociale.

Ora tutto il movimento a suo favore ha un significato. Come si diceva dianzi, esso non è stato provocato né diretto da iniziatori, né coordinato da qualche organizzazione; dobbiamo dunque dire che l'ora dell'infanzia è giunta. Per conseguenza si presenta in tutta la sua pienezza un'importantissima questione sociale: la questione sociale dell'Infanzia.

È d'uopo valutare l'efficacia di tale movimento: la sua importanza è immensa per la società, per la civiltà, per tutta l'umanità. Tutte le iniziative sporadiche, nate senza legami reciproci, sono indizio evidente che nessuna di esse ha importanza costruttiva: sono soltanto la prova del fatto che intorno a noi è nato un impulso reale e universale verso una grande riforma sociale. Tale riforma è tanto importante che annuncia nuovi tempi e una nuova era civile; noi siamo gli ultimi sopravviventi di un epoca già passata, quella in cui gli uomini si preoccupavano solo di creare per sé un ambiente facile e comodo: un ambiente per l'umanità adulta.

Ci troviamo ora sulla soglia di una nuova era, nella quale sarà necessario lavorare per due diverse umanità: quella dell'adulto e quella del bambino. E c'incamminiamo verso una civiltà che dovrà preparare due ambienti sodali, due mondi distinti: il mondo dell'adulto e quello del bambino.

Il compito che ci attende non è l'organizzazione rigida ed esteriore dei movimenti sociali già iniziati. Non si tratta di facilitare un coordinamento delle diverse iniziative pubbliche e private a favore dell'infanzia. In tal caso si tratterebbe di un'organizzazione degli adulti per dare aiuto a un obbiettivo esterno: l'infanzia.

Invece la questione sociale dell'Infanzia penetra con le sue radici nella vita interiore, giunge fino a noi, adulti, per scuotere la nostra coscienza e rinnovarci. Il bambino non è un estraneo che l'adulto possa considerare soltanto esteriormente, con criteri oggettivi. L'infanzia costituisce l'elemento più importante della vita dell'adulto: l'elemento costruttore.

Il bene o il male dell'uomo nell'età matura è strettamente legato alla vita infantile da cui ebbe origine. Sull'infanzia ricadranno tutti i nostri errori e su di essa si ripercuoteranno in modo indelebile. Noi morremo, ma i nostri figli soffriranno le conseguenze del male che avrà deformato il loro spirito per sempre. Il ciclo è continuo, né può essere interrotto. Toccare il bambino vuol dire toccare il punto più sensibile di un tutto, che ha le radici nel più remoto passato e si dirige verso l'infinito del futuro. Toccare il bambino vuol dire toccare il punto più delicato e vitale, dove tutto si può decidere e rinnovare, dove tutto ridonda di vita, in cui si trovano chiusi i segreti dell'anima, perché ivi si elabora l'educazione dell'uomo.

Lavorare coscientemente per l'infanzia e perseguire fino m fondo questo lavoro con l'intenzione prodigiosa di salvarla, vorrebbe dire conquistare il segreto dell'umanità, come già sono stati conquistati tanti segreti della natura esteriore.

La questione sociale dell'infanzia è come una piccola pianta, spuntata appena dal terreno e che ci attrae per la sua freschezza. Ma ci avvedremo che cotesta pianta ha radici salde e profonde, non facili da estirpare. Bisogna scavare, scavare profondamente, per scoprire che quelle radici si allungano in tutte le direzioni e che si estendono lontano, come un labirinto. Ber strappare cotesta pianta sarebbe necessario rimuovere tutta la terra.

Queste radici sono il simbolo del subcosciente nella stona dell'umanità. Bisogna rimuovere cose statiche, cristallizzate nello spinto dell'uomo, che lo rendono incapace di comprendere l'infanzia e di conseguire Una conoscenza intuitiva della sua anima.

L'impressionante cecità dell'adulto, la sua insensibilità nei riguardi dei figli - frutti della sua stessa vita - hanno certamente radici profonde che si estendono attraverso le generazioni, e l'adulto che ama i bambini, ma che tuttavia li disprezza inconsciamente, provoca in essi una sofferenza segreta, specchio dei nostri errori, avvertimento per la nostra condotta. Lutto ciò rivela un conflitto universale, anche se rimasto inavvertito, fra l'adulto e il bambino. La questione sociale dell'infanzia ci fa penetrare nelle leggi della formazione dell'uomo e ci aiuta a crearci una coscienza nuova e, di conseguenza, a dare un nuovo orientamento alla nostra vita sociale.


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