Ignoranti. L’Italia che non sa. L’Italia che non va

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Ignoranti. L’Italia che non sa. L’Italia che non va  Roberto Ippolito   Chiare Lettere
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Tutti bocciati
Prima parte. La scuola e l’università: Attacco continuo - L’istruzione che non c’è - Troppi soldi per studiare - In fuga dagli atenei
Seconda parte. La società: Niente premio con il titolo in mano - Opportunità sì, ma per i più agiati - L’arte di copiare a scapito del merito - I danni della scarsa formazione scientifica
Terza parte. Gli adulti: I deficit dei genitori (trasmessi ai figli) - L’impreparazione della classe dirigente - I neoanalfabeti ai tempi di internet
Quarta parte. La politica: La cultura calpestata dalle istituzioni - La scossa possibile

Tagliare il deficit riducendo gli investimenti nell’innovazione e nell’istruzione è come alleggerire un aereo troppo carico togliendo il motore. - Barack Obama

La nostra priorità sarà la scuola - François Hollande, 6 maggio 2012

Io me ne avrei andato pure a pagando io - Antonio Razzi durante la trasmissione “La Zanzara”. Deputato eletto per due volte alla Camera con l’Italia dei valori, trasferitosi nel gruppo Popolo e territorio nel dicembre 2010.

Quasi un quiz su cinque è sbagliato...Con tante domande sbagliate, anche i bocciati sono tanti. I quiz di filosofia sono stati superati soltanto da 141 iscritti su 4239, cioè il 3,3 per cento; in otto università, fra cui Milano e Trento, nessuno ci è riuscito - Concorso per l’accesso al tirocinio di abilitazione all’insegnamento, 2012.

Spesso esilarante per i casi raccontati, ma inquietante per lo scenario descritto, Ippolito svela quanto è somara l’Italia. Con nomi e cognomi il libro fornisce un campionario incredibile di assurdità: il sottosegretario che accusa il ministro di essere un “asino bardato da generale”, la conduttrice che inciampa sugli accenti, deputati che parlano in modo inverosimile. Sorprendente? L’Italia è sempre in coda nelle classifiche per l’istruzione e la cultura.

Lo confermano gli spropositi che si trovano nei temi della maturità, i pessimi risultati degli studenti nel confronto internazionale, gli errori nella formulazione delle domande ai concorsi: anche chi giudica sbaglia. E l’economia arretra.

Il contrario di quanto avvenne negli anni del boom, quando l’innalzamento culturale accompagnò il miracolo. Oggi il 45,2 per cento ha al massimo la licenza media contro il 27,3 per cento dell’Europa.

Solo due italiani su quattro sono diplomati contro tre inglesi su quattro. L’Italia è avara: in Europa è ventiduesima per la quota di spesa pubblica destinata all’istruzione in rapporto al Pil. E al peggio non c’è mai fine per l’onda lunga dei tagli dell’era Berlusconi, ma anche per la scarsa sensibilità del governo tecnico di Monti.

Nemmeno i privati si salvano. I confronti internazionali proposti ripetutamente nel libro certificano il disastro. Uno schiaffo per un paese come l’Italia, per secoli culla della cultura e dell’arte. Come si può tornare a crescere? Con l’istruzione e la cultura.

Ma finché gli ignoranti occuperanno la politica non potrà esserci un reale cambiamento e un ritorno allo sviluppo. Solo il sapere può dare la scossa.


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Roberto Ippolito






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