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“Molto importanti per gli abitanti sono i loro giardini, nei quali hanno vigne e cresce ogni specie di frutta, spezie e fiori. Sono tenuti in modo così elegante, come io non ne ho mai veduti da nessuna parte, e ciò non solo perché la gente si diverte al giardinaggio, ma perché è nata una gara di zelo fra strada e strada, a chi meglio mantenga il proprio giardino”
Tommaso Moro, Utopia (1516)
Tra l’uomo e le piante non esistono barriere estetiche, etiche o religiose, c’è una costante compenetrazione.
Pittura (le nature morte, l’iconografia botanica, i paesaggi, gli sfondi, ecc.), Musica (topos d’ispirazione), Scultura (gli incisori, l’uso del legno), Filosofia: “Il giardiniere Voltaire”, come è chiamato in Francia, diceva: “Delle cose essenziali, so poco più di quanto non sapessi quando ero lattante. Io preferisco piantare, seminare, ed essere libero”. In ogni luogo sacro di buddisti, induisti, antichi egizi, aztechi, cristiani, di qualsiasi religione, sono presenti fiori.
La vita stessa dell’uomo è conforme alla natura, al giardino.
Ogni parola spesa per le piante, espressa con qualsiasi delle semantiche note, è importante. Volando tra le pagine di questo libro sembra di entrare nelle wunderkammer o nei cabinet de curiosités – gli straordinari protomusei Secenteschi – ma esclusivamente dedicati al mondo vegetale, densi di immagini, di studio, di interesse.
L’autore sofferma l’attenzione su 150 fiori con un narrato intensamente sentito, una scrittura scintillante, ironica, accattivante che trasporta progressivamente il lettore a un vero piacere del testo. Trasfigurazioni, trasformazioni, metafore, assonanze, analogie sono costanti che permeano l’intero testo creando infinite connessioni, collusioni, modulazioni, fraseggi e armonie.
È una ricerca paziente di informazioni da varie fonti. Decine, centinaia di notizie, aneddoti, riferimenti bibliografici minuziosi, che dichiarano indiscutibilmente la forte presenza del mondo vegetale nella nostra civiltà.
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Scritto da Vincenzo il 12/07/2020