Il ventennio che ha insanguinato l’Italia negli anni di piombo, tra il 1969 e il 1988, ha lasciato profonde ferite nella nostra società.
Quell’epoca è ormai passata al rango di storia, divisa tra una verità incompleta sancita dalla giustizia e un’altra riconosciuta dagli studiosi però divisa dalle ideologie.
Ma che traccia ne è rimasta nei ragazzi di oggi? Un tempo in bianco e nero con i juke-box nei bar, le strofe arrabbiate dei cantautori «impegnati» e le cabine telefoniche con gli elenchi degli abbonati?
Come spiegare loro che in quegli anni si poteva morire ammazzati per strada perché appartenenti allo schieramento politico avverso, o perché considerati simboli di uno Stato che si voleva «abbattere», o peggio perché nel posto sbagliato al momento sbagliato?
C’è stata una guerra, in quegli anni, frutto di tentazioni reazionarie e follie rivoluzionarie che hanno mietuto centinaia di vittime. Persone normali con la propria vita e il proprio lavoro, che avevano mogli e fidanzati, fratelli e soprattutto figli, di colpo orfani della lunga notte della nostra Repubblica.
Questo libro sceglie la prospettiva di quei bambini e ragazzi di allora. Racconta di figlie che hanno asciugato per strada il sangue del padre poliziotto, o che hanno potuto conoscerlo solo attraverso il video registrato dai suoi aguzzini; racconta la quotidianità di un magistrato che condivideva col figlio l’amore per i fumetti e il calcio, e quella di un ragazzino che aiutava il padre a tenere la contabilità in un quaderno, distrutto come la sua esistenza nell’esplosione di piazza Fontana.
Affondando nella carne viva di vicende private, Bianconi riesce a restituirci lo spessore della tragedia nazionale senza alcuna retorica. Attraverso le storie di quei ragazzi, riviviamo lo shock immediato della violenza di quei giorni, maturiamo con le loro delusioni e sfiducia nelle istituzioni, capiamo come è cambiata la loro generazione e come hanno spiegato ai propri figli la follia che ha sacrificato i nonni.
In questo racconto corale e intimo, al di qua di ogni verità giudiziaria o lacerazione ideologica, ritroviamo tutti il senso vissuto e unitario di quella Storia che ancora divide il Paese.
Scritto da giorgio il 02/02/2022