Molti approcci all'etica animale fondano lo status morale degli animali facendo appello alla loro capacità di agire in modo autonomo e intelligente o al possesso di una coscienza/mente.
Acampora fa invece ricorso a una filosofia del corpo che, prendendo in considerazione la comunanza fenomenica e somatica degli esseri viventi umani e non umani, tenta di sgomberare il campo da ogni sorta di specismo residuale.
L'autore si serve della fenomenologia, dell'ermeneutica, dell'esistenzialismo e del decostruzionismo, per offrirci un approccio inedito alla teoria dei diritti e della liberazione degli animali.
La sua compassione non è il ritorno alla pietà del movimento animalista che ha preceduto le elaborazioni teoriche degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso; nonostante il lodevole impegno degli attivisti di allora, quella pietà non usciva infatti dall'alveo dell'antropocentrismo, era ancora una concessione che un umano generoso faceva all'animale.
La compassione acamporiana, invece, proprio perché non rigetta ma attraversa, lasciandosene perfondere, il pensiero antispecista precedente con tutti i suoi appelli alla giustizia, si declina in maniera al contempo più complessa e più inclusiva, come con-sentire, cioè sentireassieme e acconsentire.
In questo senso, Acampora può a buon diritto essere visto come uno degli apripista di un pensiero antispecista nuovo di cui inizia a fornirci una mappa intelligibile.
Scritto da Isabella il 07/04/2022