La problematica ambientale sta chiaramente avendo un impatto enorme sul modo di pensare, di percepire, e di giudicare le priorità sociali da parte della gente. Nelle società democratiche, questo cambierà inevitabilmente l’opinione dominante in base alla quale operano i politici e i dirigenti d’industria.
Gran parte del dibattito che cerca di combinare l’etica ambientale con una sostanziale azione politica nel mondo occidentale fa perno sul concetto di “sviluppo sostenibile”, coniato per la prima volta nei primi anni Ottanta, e largamente diffuso per mezzo del noto lavoro della commissione Brundtland Il futuro di noi tutti. Per molti ambientalisti, l’espressione è “sviluppo sostenibile”; mentre per il governo e per l’industria l’espressione “sviluppo sostenibile”. La questione politica è se a lungo termine queste due interpretazioni dell’espressione siano conciliabili o meno.
Nel rapportarsi all’ambiente, l’uomo – ed i pubblici poteri che egli contribuisce a determinare ed orientare – in modo sempre più convinto accede al valore etico della condivisione e della comune compartecipazione ai beni del creato. Essendone parte, la creatura umana deve pensarsi non in termini di esclusività di accesso alle risorse fruibili solo dalla presente generazione, ma piuttosto in termini di presenza armoniosa che garantisca non solo a sé, ma a tutte le creature, una sopravvivenza non penosa e rischiosa, ma piena e attenta agli interessi vitali di tutti.
La Conferenza di Borca di Cadore dell’agosto ’90 promossa congiuntamente dalla Fondazione Lanza di Padova e dallo Human Dimensions of Global Change Programme, da cui è in gran parte tratto questo volume, si inscrive in questo impegno di sintesi riflessiva attorno ai principi ed ai valori ai quali riferirsi per equilibrare, in un contesto armonico che saldi il vero bene della intera umanità, le problematiche tecniche, scientifiche ed economiche, con quelle filosofiche, teologiche e culturali.
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020