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Tutti i corsi di inglese ti promettono di insegnarti la lingua subito e facilmente... ma funzionano davvero? Forse sì, leggendo un libro e imparando frasi a memoria sarai in grado di parlare. Ma c’è una bella differenza tra parlare e COMUNICARE.
La tua pronuncia... sarà comprensibile? E quando l’altra persona ti risponde capirai ciò che dice?
Easy English ti aiuta proprio in questo, non solo ti insegna i termini inglesi ma ti illustra anche la pronuncia corretta per farti capire dagli altri e soprattutto ti insegna a comprendere ciò che viene detto in inglese.
Il corso riassume i concetti essenziali per acquisire nel più breve tempo possibile gli strumenti di base e la dimestichezza necessaria per affrontare con serenità le situazioni quotidiane d’incontro.
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- Introduzione
- Lesson 1: ABC… easy!
- Lesson 2: 123… easy!
- Lesson 3: Who am I?
- Lesson 4: Indaghiamo!
- Lesson 5: What do you do?
- Lesson 6: I like it!
- Lesson 7: I don’t like it. I love it!
- Lesson 8: All about –ING (Present Continuous)
- Lesson 9: I always start the day with a coffee!
- Lesson 10: Where were you last night?
- Lesson 11: Get and phrasal verbs… phrasal cosa?
- Lesson 12: My car is better than your car...
- Lesson 13: Yes we can... (can what?)
- Lesson 14: What will the future be like?
- Lesson 15: What are you going to do?
- Lesson 16: Sei spericolato?
- Final Test
- Appendice
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Ti dico con la mano sul cuore che in vent’anni di insegnamento della lingua inglese non ho mai – ma proprio mai! – lavorato con studenti che non sono stati in grado di imparare almeno i rudimenti base della lingua. Certamente c’è chi ci mette un po’ di più e chi ci mette di meno, ma spesso dipende da quello che, in gergo da docente, si chiama “stile di apprendimento” della persona: si tratta di fornire il metodo di studio e gli stimoli più adatti affinché quella persona possa imparare nel modo più efficace.
Ognuno è fatto a modo suo: c’è chi impara meglio vedendo le cose, chi leggendo e scrivendo, chi ascoltando e così via. La ricetta ideale, cioè il mix di questi elementi, può essere leggermente diversa da persona a persona, ma di solito abbiamo tutti bisogno di lavorare in ciascuna di queste aree di apprendimento e di mettere in pratica quello che impariamo: in questo caso scrivendo, ascoltando e parlando. Di certo la semplice lettura di un libro di inglese, per quanto possa essere ben fatto, non ti permetterà di parlare la lingua né di capirla. Ma non c’è bisogno che sia io a dirtelo, dal momento che questo non è il primo libro di inglese che ti capita tra le mani, dico bene? Be’, sappi che in questo caso cadi in piedi, perché questo libro è diverso da tutti gli altri.
Qui troverai le parole chiave e gli esercizi presentati in ciascuna di queste modalità, cioè troverai immagini e parole e nel CD Easy English ci sono brani per fare pratica nell’ascolto e nella pronuncia. Poi ci sono simpatici esercizi e giochi divertenti da fare con un amico/a per mettere in pratica il tuo inglese. Il compito che mi sono prefissata è quello di frugare nella mia borsa di Mary Poppins e trovare gli strumenti giusti e la ricetta più adatta ed efficace per ogni persona. Quindi non ti sto proponendo nessun “metodo rivoluzionario” del tipo “one size fits all” (uno per tutti), ma un percorso articolato e completo in tutti gli elementi necessari, un approccio ampiamente riconosciuto come metodo funzionale dagli esperti di linguistica, ma con in più molte occasioni per personalizzare il tuo percorso. Inoltre ci sarò io a sostenerti passo per passo con le spiegazioni utili nella costruzione della tua consapevolezza personale in relazione all’apprendimento della lingua. Penso a Gigliola, una carissima ragazza piena di risorse che ho conosciuto di recente, e che ama molto fare volontariato all’estero. Anche lei mi ha detto: “Eh mi piacerebbe parlare inglese perché quando vado a fare volontariato in Africa serve, eccome!”. Ma poi ha concluso scoraggiata: “Tutti gli altri lo parlano meglio di me. Ormai ho provato di tutto!”. Ho iniziato a farle delle domande e abbiamo capito che effettivamente non aveva provato proprio “di tutto”, ma che si era limitata a ripetere più volte l’esperienza, per lei fallimentare, di un corso collettivo. In occasione della nostra chiacchierata è emerso che fa fatica a cogliere e a riconoscere i suoni nuovi.
Abbiamo fatto una piccola lezione improvvisata e ho utilizzato degli stimoli visivi indicandole alcuni oggetti. Eravamo a tavola, quindi ho usato glass (bicchiere), knife (coltello), fork (forchetta) e l’ho aiutata a “spezzare” i suoni delle parole che non riusciva a pronunciare, per poi ricostruirle da blocchi separati. Le ho insegnato la domanda “What’s this?” (Che cos’è questo?) e, ridendo, lei ha cominciato a farmi una raffica di domande sugli oggetti in casa di cui le interessava sapere il nome in inglese. Così, ridendo e scherzando, si è resa conto che sì, anche lei può imparare l’inglese.
Forse nel caso di Gigliola una situazione di gruppo non è l’ideale. A stare lì seduta ad ascoltare il prof in cattedra davanti alla classe dopo un po’ si stanca, non afferra bene le parole e si trova indietro rispetto agli altri. Probabilmente per lei andrebbero meglio delle lezioni individuali. Insieme all’impiego di stimoli visivi come foto, immagini ecc. Quello che voglio dire con questo esempio è che può essere molto utile esaminare i fatti sui quali fondiamo le convinzioni sulla nostra abilità (o inabilità) nell’apprendimento dell’inglese. Proprio come nel caso di Gigliola, che aveva maturato la convinzione di essere negata per l’inglese e che si era rassegnata credendo ormai di averle provate tutte, potresti scoprire che le tue convinzioni non corrispondono alla verità. Quali sono le convinzioni negative che ti sei costruito tu? Esaminiamole! Erano e sono ancora valide per te? Se paragoniamo l’imparare a parlare con la costruzione di un muro, allora abbiamo bisogno di mattoni e di cemento. Possiamo dire che i mattoni sono i vocaboli, le parole, il nome delle cose e gli aggettivi per descriverle; il cemento invece è composto dai verbi e dal modo in cui vengono formati per creare le frasi e dare senso e contesto alle parole. In primo luogo, è necessario memorizzare delle parole e delle regole per gestire i verbi. Nella mia esperienza ho appurato che proprio la capacità di memorizzare può essere uno scoglio per alcune persone. Non sono “negate” per l’inglese, ma semplicemente hanno bisogno di apprendere strategie e tecniche di memorizzazione. Altre ancora non hanno un forte orientamento all’ascolto e potrebbe essere utile per loro lavorare su questa competenza. Spesso le persone hanno paura di “sbagliare” o di “fare brutta figura” e, di nuovo, non è un problema di apprendimento della lingua ma di schemi mentali limitanti su cui bisogna lavorare per liberarsene.
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Scritto da giorgio il 02/02/2022