Manlio Cecovini, narratore e saggista in quel filone triestino che prende le mosse da Svevo e Slataper e tuttora si distingue nella letteratura italiana, è un singolare testimone della seconda metà del Ventesimo secolo, con la quale si è concluso senza entusiasmi il secondo millennio dell'era cristiana. Con questo suo Dizionarietto di filosofia quotidiana, sorridente ma affilato come un rasoio, tra miti in disfacimento e quesiti irrisolti e probabilmente irresolubili, egli consegna, come diceva Stendhal, «to the happy few», cioè ai posteri, un documento senza ipocrisie, su quella che egli chiama «la muffa umana che imbratta la superficie terrestre».
Questa sorta di manuale in 120 voci - la prima è «Adattabilità», l'ultima «Verona» - è dedicato a tutti quelli che non si accontentano dei luoghi comuni e, non volendosi fermare alla superficie delle cose, vogliono approfondire argomenti, temi, concetti, senza cadere nel tedio, solleticati con acume e ironia. E di ironia, caratteristica degli scrittori di frontiera, primo fra tutti Italo Svevo, concittadino dell'Autore, è permeata questa raccolta di sagge riflessioni, scritte nell'arco di molti anni, che alla fine racconta il mondo interiore di Cecovini, la sua vita di grande impegno professionale, politico e artistico, sostanzialmente la sua filosofia - in senso lato - quotidiana, spicciola. Un'opera senza dubbio originale, che oscilla con disinvoltura tra saggistica e narrativa, in uno stile rapido, chiaro ad ogni lettore e divertente.
Scritto da giorgio il 02/02/2022