Il tema delle direttive anticipate di trattamento è uno tra quelli più discussi nel dibattito bioetico contemporaneo, con sempre più evidenti ricadute in ambito giuridico.
La questione pone alcuni interrogativi di fondo: come ovviare all’inevitabile astrattezza dei testamenti biologici rispetto alla situazione reale di malattia in cui dovrebbero essere applicati? Quale profilo giuridico si può attribuire al fiduciario? Come risolvere eventuali contraddizioni tra i testamenti biologici, da un lato, e il diritto positivo, le norme della buona pratica clinica e i principi della deontologia medica, dall’altro? Si può considerare anche la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale alla stregua di una semplice sospensione delle cure? Le dichiarazioni devono avere un carattere vincolante o semplicemente orientativo per il personale sanitario? Le direttive anticipate possono favorire una burocratica accelerazione del processo del morire?
Porre a tema, oggi, la problematica della morte è una vera esigenza di servizio e di orientamento etico della nostra società. Ciò equivale a mettere in discussione la valenza fondamentale dell’atteggiamento individuale, collettivo e culturale nei confronti del morire e della sua gestibilità e riflettere su quale sia l’autonomia del paziente commisurata con la sua stessa finitudine e su quali siano gli obblighi del medico.
Il tema dei testamenti biologici induce, infine, una più attenta riflessione sulla complessa questione dell’eutanasia.
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020