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Editoriale
Democrazia e rappresentanza
DOSSIER
Antiche e nuove forme della rappresentanza - di Pietro Fantozzi, Sabina Licursi
Il testo propone una riflessione sulle trasformazioni della rappresentanza a partire dalla crisi dei partiti. Nello spazio politico entrano nuovi soggetti collettivi: movimenti e associazioni. Il rapporto che esiste tra essi e la rappresentanza democratica è, tuttavia, problematico. I movimenti tentano di attribuire maggiori capacità di intervento sui processi decisionali a quanti dimostrano impegno costante e convinto, mentre i gruppi ricercano il contatto con gli uomini o gli organismi più direttamente coinvolti nel processo decisionale o governativo. I rischi sono diversi. Fra questi la possibilità di favorire relazioni personalistiche e/o clientelari e la creazione di disuguaglianze fra cittadini e i loro interessi.
Politica: vocazione o professione? - di Francesco Paolo Casavola
Una legge per "aprire" le professioni - di Renato Balduzzi
L'intervento riassume il senso di un appello che il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale ha presentato alle Camere in vista della discussione parlamentare sulla riforma delle professioni. Il punto di partenza è rappresentato dalla convinzione che la professione non sia una mera "prestazione", quanto invece una sintesi d'interesse individuale e d'impegno civile. In tale ottica, occorre che le professioni non siano autoreferenziali e che gli Ordini abbiano una più esplicita funzione generale. Si auspica, tra l'altro, un reale coinvolgimento delle regioni, in quanto dotate in materia di potestà legislativa concorrente, e la creazione di un'Autorità garante delle professioni e della professionalità.
La notizia al di sopra di tutto - Intervista a Giulio Anselmi a cura di Germano Bertin
L'informazione ha un ruolo fondamentale nella difesa della democrazia; nella civiltà della comunicazione solo chi è informato ha un diritto di cittadinanza pieno. E il mestiere del giornalista è caratterizzato da questo vincolo etico: fornire elementi di valutazione per formare capacità critica. L'obiettività non esiste, così come l'informazione assolutamente neutrale, ma sono linee di tendenza, come lo è la moralità. L'intervista affronta in modo diretto le questioni "calde" del giornalismo: il rischio del settarismo, della propaganda, i condizionamenti della proprietà, la ricerca dello scoop, dell'audience, il conflitto d'interessi nel "caso" italiano.
I diritti umani della società globale - di Antonio Papisca
La globalizzazione economica, con il suo devastante effetto deregulation, ha determinato una crisi dei processi politici e delle pubbliche istituzioni, espropriate del loro ruolo di governo. E' necessaria una nuova cultura politica, segnata da una forte tensione morale e occorrono soggetti politici che possono validamente farsi carico di quest'impegno. Non è possibile però pensare ad alcuna forma valida di governabilità se non all'interno di una dimensione internazionale della vita sociale, economica e politica e con solido fondamento al paradigma etico-giuridico dei diritti umani. La via maestra è quella della democrazia, che deve però essere rivisitata alla luce di "tutti i diritti umani per tutti". E' inoltre fondamentale che la sua pratica esca dagli spazi dello Stato nazionale, si globalizzi, si estenda ai grandi santuari della politica internazionale, dalle città sino all'ONU. L'intervento espone alcune proposte quindi di riforma in senso democratico delle istituzioni internazionali multilaterali, delle Nazioni Unite (in particolare auspica l'abolizione del potere di veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza) e dell'Unione Europea.
APPLICAZIONI
L'ADDETTO STAMPA / Non è un giornalista di serie "B" - di Giovanni Grasso
L'addetto stampa è chiamato a comporre insieme, con trasparenza, le esigenze di chi rappresenta e quelle della pubblica informazione
IL SINDACALISTA / Sempre vicini a chi si rappresenta - di Pier Paolo Baretta
La peculiarità dell'attività sindacale sta nella contiguità tra rappresentante e rappresentato e nella capacità di mediare interessi collettivi e di parte.
ASSOCIAZIONI DEI CONSUMATORI/ Nel nome del consumatore - di Luisa Crisigiovanni
La vera forza delle associazioni dei consumatori sta nella fiducia dei cittadini, nella capacità di tutelare i diritti, proteggendoli da ogni violazione, e di favorire la partecipazione.
IL LOBBYSTA/ Interessi in cerca di trasparenza - di Michele Bellavite
Professione spesso associata all'idea di pratiche di scambio non legali, in realtà rappresenta una componente democratica delle società moderne.
Indicazioni bibliografiche
RUBICHE PER AMBITI PROFESSIONALI
Ambiente / Emergenza rifiuti
Come scegliere in situazioni di rischio - di Matteo Mascia, Simone Morandini
L'insorgere di conflitti legati ad installazioni dal forte impatto ambientale sta divenendo sempre più frequente nelle società occidentali. Anche in Italia, la scelta governativa di fare di Scanziano Jonico il sito unico nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti nucleari, ha portato alla mobilitazione della popolazione e ad un periodo di riflessione di un anno. Tale evento invita a ripensare il significato del rischio nella tarda modernità, in vista dell'indicazione di alcuni principi di riferimento per le decisioni in cui esso è coinvolto. Parole chiave dell'etica (responsabilità, giustizia, solidarietà, partecipazione) mostrano la loro rilevanza anche in questo contesto, come criteri interpretativi per situazioni in cui mancano certezze scientifiche consolidate.
Economia / Imprenditori
Sviluppo, profitto e bene comune - di Angelo Ferro
L'articolo ripropone l'intervento svolto dal prof. Ferro per la presentazione del 1° Rapporto UCID Veneto 2003. L'esame della realtà imprenditoriale veneta offre un'occasione propizia per ribadire alcuni principi di etica economica. Lo sviluppo economico concentrato sull'uomo attraverso l'uomo, e non sulla ricerca del profitto fine a sé stesso o sulla delega dello sviluppo allo Stato, dà la possibilità del Bene Comune. In una società del benessere, quale quella veneta, c'è però il rischio di una autoreferenzialità etica dell'impresa, il rischio di smarrire la strada delle azioni imprenditoriali che si alimentano con le radici della dottrina sociale della Chiesa e sono capaci di coinvolgere le energie vitali della società civili, per imboccare scorciatoie. Riprendendo la simbologia suggerita dal rapporto, si può pensare al Bene Comune come ad un edificio costruito per promuovere il Bene di tutti e di ciascuno. Un edificio di dieci piani, in ciascuno dei quali si costruisce il Bene Comune: la fratellanza, la legalità, l'uguaglianza, le pari opportunità, la cultura e la formazione, l'autospinta e l'autopromozione attiva, la salute, la trasparenza, la solidarietà, il radicamento della coscienza sociale. Dopo avere "visitato" questi piani l'intervento si sofferma su alcuni aspetti della costruzione del Bene Comune nella realtà economico-imprenditoriale attuale .
Formazione / Reinserimento professionale
Orientamento: la sfida degli "over 50" - di Maria Cristina Rappagliosi, Emanuela Cordioli
Da sempre prevalentemente impegnato con un target prevalentemente giovanile, il mondo dell'orientamento deve ora occuparsi di percorsi che supportino gli adulti espulsi precocemente dal mercato del lavoro. Il punto di partenza è la conoscenza degli aspetti psicologici legati alla disoccupazione adulta, che vanno correlati ad una serie di variabili legati al contesto e alle persone coinvolte. La pratica orientativa rivolta a questa utenza utilizza un approccio psico-sociologico imperniato sul gruppo come luogo privilegiato per una attività di counselling. L'intervento esamina alcuni degli obiettivi operativi che caratterizzano tali interventi di counseling di gruppo. Presenta inoltre un progetto sperimentale volta al reinserimento lavorativo degli over '50 promosso in una citta del nord Italia, all'interno del processo di riforma dei Servizi all'Impiego (D.Lgs. 469/97). Si sofferma infine sulla necessità di dotare gli operatori dell'orientamento di competenze professionali specifiche.
Sanità / Inizio della vita
Dio-diritto tra norma e valore - di Ezio Vincenti, Umberto Vincenti, Giorgia Zanon
L'art. 1 del codice civile italiano dichiara che l'idoneità ad essere titolari di diritti si acquista con la nascita e si perde con la morte: ma la legge non dice quando inizia e quando termina la vita! Tale previsione appare anzi come una finzione il cui mantenimento è oramai intollerabile. Tra scienza , in particolare tra bioscienze e diritto esiste una relazione indissolubile. Purtroppo oggi il sistema normativo è del tutto inadeguato a fornire (e a fornire in tempi ragionevoli) una risposta convincente alle problematiche etico-giuridiche sollevate dai progressi delle bioscienze, in ordine soprattutto al momento iniziale della vita. Gli autori mettono in luce questa arretratezza del biodiritto attraverso l'esame incrociato della legge 194/1978 sull'interruzione volontaria della gravidanza e del progetto di legge in corso di approvazione al Senato italiano sulla procreazione medicalmente assisitita, nonché sulla disciplina penale dell'infanticidio e del feticidio. Emerge con evidenza la necessità di ridurre la cesura che separa la legge dalla "vita vera", il mondo del diritto e il mondo della natura .
Spazio aperto / Ordini e Collegi professionali
Coinvolti nella responsabilità solidale - di Ivone Cacciavillani
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La perdita di forza aggregante dei tradizionali organi di rappresentanza (partiti, sindacati, …), la chiusura dei sistemi decisionali, la distorsione nell'uso dei mezzi di informazione e, al contempo, l'affermarsi sempre piú spontaneo ed efficace di nuovi e piú snelli soggetti di aggregazione (associazioni, movimenti, gruppi d'interesse, …) rendono evidente la diffusa crisi di rappresentanza che da piú parti, oggi, viene unanimemente registrata. Tale crisi, per un verso esprime il rischio di una "neutralizzazione" del cittadino, con la tendenza ad affidarsi a forme di rappresentanza sempre più parcellizzate; per un altro, può anche essere foriera di nuove modalità di intendere e di vivere la democrazia e la partecipazione.
La rappresentanza, infatti, oltre a trasformare domande individuali o di gruppo in politiche pubbliche condivise, dovrebbe riuscire a favorire la socializzazione politica e l'educazione al metodo democratico. Solo così il cittadino non resterà un passivo beneficiario di servizi e di diritti, ma si trasformerà in un consapevole "soggetto partecipante", capace non solo di esprimere le proprie aspettative, ma anche di esercitare un controllo critico.
In tal modo, la rappresentanza non sarà intesa semplicemente come uno strumento per incidere sui processi decisionali e governativi a tutela solo di interessi di parte; le professioni non potranno piú essere autoreferenziali o mere "prestazioni", ma sintesi d'interesse individuale e d'impegno civile; l'informazione non sarà piú solo propaganda o esasperata ricerca di audience, ma "notizia" capace di fornire elementi di valutazione utili a formare autonome capacità di critica; la politica e l'economia non saranno più confinate nella difesa astorica di una autarchica sovranità nazionale, ma si apriranno alla costruzione di realtà, ordinamenti e istituti di una democrazia internazionale.
La nuova democrazia, oggi tanto auspicata, necessita di una radicata concezione morale, fondata sui valori del bene comune, della giustizia, del pluralismo, della solidarietà e dell'eguaglianza. La forte domanda di "riconoscimento" e di nuova rappresentanza ha bisogno di una politica trasparente, volta a riconoscere l'identità e la diversità irripetibile di ogni individuo e di ogni gruppo, senza trascurare di perseguire l'interesse di tutti.
Ancora una volta "diritti" e "capacità" devono integrarsi sinergicamente, in quanto solo dal riconoscimento delle differenze è consentito a una società di svilupparsi e all'individuo di realizzarsi. Le contrapposizioni, purché avvengano nel leale rispetto dell'altro, sono sfide che rafforzano democrazia, rappresentanza e partecipazione. Il metodo democratico rimane lo strumento naturale attraverso il quale dare risposte alle domande di tutti, senza rischiare mai di fare promesse impossibili o, addirittura, ambigue.
Quale uomo, poi, debba essere quello - per dirla con Max Weber - al quale è "consentito di mettere le mani negli ingranaggi della storia" non è facile a dirsi. Si può oramai considerare definitivamente conclusa la stagione che ha portato a soppiantare i professionisti della politica, identificati fondamentalmente con uomini di apparato e funzionari di partito, con personale politico proveniente dalla cosiddetta società civile (associazioni di categoria, movimenti, gruppi di interesse, ...). Le esperienze di questo travolgente mutamento, sull'onda di una presunta superiorità della società civile, ha conosciuto vicende alterne, con luci e ombre.
La lezione ancora valida che proviene dalla lungimirante analisi di Weber, risalente a quasi un secolo fa, è che la rappresentanza strettamente politica richiede un personale che sia fortemente motivato e proteso verso ideali di ampio respiro e, al tempo stesso, sia culturalmente e tecnicamente preparato. Insomma, l'uomo politico dovrebbe avere la capacità di coniugare insieme, per vocazione e per professione, l'etica della convinzione e l'etica della responsabilità. Né, quindi, convinzione senza responsabilità, perché facilmente si potrebbe scadere nel vuoto moralismo e nel fanatismo, né, del resto, responsabilità che prescinda da ideali e convinzioni morali, altrimenti si ha a che fare con un pragmatismo di corta gittata, incapace in verità di farsi effettivamente carico della responsabilità verso l'altro, verso le future generazioni, verso l'ambiente.
I Direttori
Antonio Da Re
Renzo Pegoraro
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Scritto da giorgio il 02/02/2022