Il tuo corpo implora acqua

Credi di essere malato? Ti sbagli, sei solo assetato!

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Il tuo corpo implora acqua  Fereydoon Batmanghelidj   Macro Edizioni
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Non sei malato, sei assetato!

Il dottor Fereydoon Batmanghelidj scoprì - durante la sua detenzione in Iran - i poteri guaritori dell'acqua prescrivendone due bicchieri ad un prigioniero che si contorceva per dei fortissimi dolori allo stomaco. L'uomo guarì ed il dottor Batmanghelidj condusse un'ampia ricerca in cui dimostrò come l'acqua avesse guarito tantissimi malati.

Rilasciato, fuggì negli Stati Uniti nel 1982 e ha scritto questo libro per diffondere il più possibile la sua scoperta, ovvero che la disidratazione è la vera causa di molte malattie.

La semplice regolazione della quantità di acqua e di sale che assumete, può aiutarvi a curare e a prevenire moltissime malattie permettendovi di eliminare costose medicine e di godere di un'ottima salute.

Con Il tuo Corpo Implora Acqua scoprirete:
- i segnali di sete e di disidratazione del vostro corpo;
- di quanta acqua e di quanto sale avete bisogno per stare bene;
- perché le altre bevande, incluso tè, caffè e bibite non possono sostituire l'acqua;
- come alleviare naturalmente o addirittura eliminare i sintomi di allergie, angina, artrite, asma, costipazione, emicrania, ipertensione, ulcera e tanti altri disturbi con la più semplice delle soluzioni: ACQUA!

Scopri la giusta quantità d'acqua per curarti, guarire e vivere in ottima salute


INDICE DEL LIBRO
Introduzione
1 - Perché la “medicina” non cura la malattia
2 - Il nuovo paradigma
3 - Il dolore dispeptico
4 - Il dolore nell'artrite reumatoide
5 - Stress e depressione
6 - L'alta pressione sanguigna
7 - Elevato tasso di colesterolo nel sangue
8 - Peso corporeo eccessivo
9 - Asma e allergie
10 - Alcuni aspetti metabolici dello stress e della disidratazione
11 - Nuove idee sull'AIDS
12 - La più semplice delle cure in medicina


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Credi di essere malato? Ti sbagli, sei solo assetato!

Fereydoon Batmanghelidj



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Dopo il mio apprendistato presso l'Ospedale St. Mary, scuola medica dell'Università di Londra, e dopo aver avuto l'onore di essere stato scelto come uno dei dottori residenti, tornai in Iran, dove sono nato, per aprire centri medici e cliniche per i bisognosi.
Questo sforzo ebbe molto successo finché il vulcano politico non esplose e delle masse inferocite non abbatterono lo scià e il governo iraniano.
Ci fu poi un risvolto tragico di questo storico evento. Quasi tutte le persone dotate di capacità professionali e creative che si trovavano nel paese furono condotte in prigione per essere indagate, processate ed eliminate nel più breve tempo possibile. Alcuni vennero fucilati nel giro di alcuni giorni. I processi rivoluzionari consistevano semplicemente nell'identificazione, nella dichiarazione di colpevolezza, seguite dalla sentenza. Il processo non durava più di dieci minuti. Ad alcuni era concesso un po' più di tempo prima di essere “processati”.
Io fui così fortunato da ritrovarmi in questo secondo gruppo. Ritengo che il ritardo con cui fui sottoposto a giudizio fu dovuto al fatto che le mie capacità di medico erano utili ai dirigenti della prigione.
La prigione Evin di Teheran, dove fui rinchiuso per 2 anni e 7 mesi, era stata costruita per 600 persone, ma ci fu un periodo in cui ospitò 8-9.000 persone, pigiate come sardine. Nella fase di massimo furore rivoluzionario, quando furono incarcerati membri di diverse parti politiche, le autorità usarono celle da 6-8 detenuti per segregarne fino a 90. Un terzo doveva stare disteso, un terzo accovacciato e un terzo in piedi. Dopo poche ore, i prigionieri dovevano, a rotazione, scambiarsi le posizioni.
L'incubo della vita e della morte in quel buco infernale perseguitava tutti e mise alla prova il coraggio e la resistenza sia dei forti che dei deboli. Fu allora che il corpo umano mi rivelò alcuni dei suoi maggiori segreti, segreti mai compresi dalla scienza medica.
Per la maggior parte dei prigionieri, di età dai 14 agli 80 anni, la pressione di questa vita eccezionalmente dura causò molto stress e malattie. Il destino deve avermi scelto per essere lì ad aiutare parte di questa gente disperata. Una notte, dopo circa due mesi dalla mia reclusione (avevo cominciato con 6 settimane di isolamento), quel destino si rivelò.
Erano circa le ore 23. Mi svegliai e mi resi conto che un mio compagno di cella soffriva di terribili dolori allo stomaco. Non riusciva nemmeno a camminare da solo. Gli altri lo stavano aiutando a stare in piedi. Egli soffriva di un'ulcera peptica e aveva bisogno di un medicinale. Rimase malissimo quando gli dissi che non mi era stato permesso di portare con me in prigione scorte di medicinali. Allora l'evento sorprendente si verificò!
Gli detti due bicchieri d'acqua.
Il dolore scomparve in pochi minuti ed egli potè stare in piedi da solo. Il suo sorriso andava da un orecchio all'altro. Non potete immaginare la gioia che provò per il sollievo, perfino in una situazione del genere.
«Che accade se il dolore ritorna?» mi chiese.
«Bevi due bicchieri d'acqua ogni 3 ore», risposi.
Fu libero dal dolore e dalla malattia per il resto della sua detenzione. La sua “cura dell'acqua” in quell'ambiente così inospitale mi stupì come medico. Sapevo di essere stato testimone di un potere curativo dell'acqua che non mi era stato insegnato alla scuola di medicina. Mi sentii sicuro che una simile osservazione non era mai stata fatta nell'ambito della ricerca medica.
Se l'acqua poteva curare l'attacco di una malattia dolorosa in un ambiente così stressante, certamente ciò richiedeva ulteriore ricerca. Mi resi conto che il mio destino di terapeuta mi aveva condotto in quel “laboratorio di stress umano” per insegnarmi un nuovo approccio alla medicina e per rivelare molti altri segreti nascosti riguardanti il corpo umano. Aprii gli occhi. Istintivamente mi resi conto del motivo per cui ero finito in prigione. Smisi di pensare a me stesso e incominciai a concentrarmi sulla ricerca medica. Iniziai a identificare i numerosi problemi di salute causati dallo stress della prigionia. Nella maggior parte dei casi essi implicavano dolori di natura ulcerosa. Io trattai quelli che venivano da me con ciò che aveva dimostrato essere il miglior “elisir naturale”: l'acqua. Scoprii che l'acqua poteva trattare e sanare più malattie di qualunque altra medicina conoscessi. Riusciva a curare persino qualcuno che stava letteralmente morendo di dolore! Erano di nuovo le ore 23 circa. Stavo andando da un compagno malato quando udii un lamento proveniente da una cella in fondo al corridoio. Seguii il suono e trovai un giovane arrotolato sul pavimento della sua cella. Sembrava totalmente incosciente ed emetteva profondi, laceranti lamenti.
Gli chiesi cosa avesse. Non reagì. Dovetti scuoterlo, prima che fosse in grado di rispondere che la sua ulcera lo stava uccidendo.
«Che cosa hai fatto per placare il dolore?», gli chiesi. Mi spiegò esitando. «Sin dall'una... quando è iniziato, ho preso tre Tagamesh... un'intera bottiglia di antiacido... ma il dolore non ha fatto che peggiorare» (in quel periodo i prigionieri potevano ottenere medicinali dall'ospedale del carcere).
A quel punto avevo idee molto più chiare sul dolore da ulcera peptica. Ciò di cui non mi ero reso conto fino ad allora era la gravità che poteva raggiungere quando neppure forti calmanti riuscivano a fermarlo. Dopo aver esaminato il suo addome per verificare possibili complicazioni, gli detti due bicchieri di acqua del rubinetto – all'incirca mezzo litro. Lo lasciai per visitare un altro compagno malato e tornai dopo dieci minuti. Le grida di dolore non risuonavano più nel corridoio.
«Come ti senti?» gli chiesi.
«Molto meglio», rispose, «ma provo ancora un po' di dolore».
Gli diedi un terzo bicchiere d'acqua e il dolore cessò completamente entro quattro minuti.
Quest'uomo era stato semi-incosciente in punto di morte; aveva assunto un'enorme quantità di medicine per l'ulcera senza alcun risultato e ora, dopo aver bevuto tre soli bicchieri di acqua del rubinetto, era senza dolori, in grado di stare seduto e di socializzare con gli amici. Che scoperta umiliante! E io che credevo di aver ricevuto la migliore preparazione medica del mondo, a Londra! Durante i miei quasi tre anni di prigionia curai oltre 3.000 casi di ulcera con la sola acqua nella prigione Evin di Teheran – “il mio laboratorio di stress donatomi da Dio”. Tutti i miei ringraziamenti vanno all'acqua. Schietta, semplice, gratuita medicina per tutti. L'acqua che noi tutti consideriamo una cosa scontata!
L'acqua che la medicina ufficiale ha abbandonato come indegna di ricerca!
Da quando ho avuto l'intuizione di considerare l'acqua una medicina naturale, ho sviluppato e applicato questa tecnica fino al punto che essa ha alleviato e curato centinaia di malattie e di dolori cronici considerati incurabili. Ho visto l'acqua capovolgere completamente stati come asma, angina, ipertensione, emicrania, dolori artritici, mal di schiena, dolori da colite e stitichezza cronica, bruciore di stomaco, ernia iatale, depressione, sindrome da stanchezza cronica, alto tasso di colesterolo, nausea mattutina, problemi di sovrappeso, perfino problemi di cuore che si ritenevano sanabili solo con un bypass chirurgico. Tutte queste sintomatologie hanno semplicemente e permanentemente risposto alla cura dell'acqua. Comune acqua “naturale”*. Qualunque acqua voi beviate volentieri va bene. L'acqua del rubinetto è buona come qualsiasi altra.
Questo libro rivela come l'acqua possa curare tanti problemi di salute, spiegando cosa accade quando non c'è sufficiente acqua nel corpo e contiene l'informazione che vi serve per applicare questa semplice ma reale scoperta al vostro benessere personale.


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