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Nella nostra era ipertecnologica si è assistito a una sopravvalutazione del potere curativo dei farmaci a discapito del riconoscimento della capacità degli alimenti di prevenire e curare le malattie.
Fin dal 1960 D. Arcari Morini studia, osservandoli in un gran numero di pazienti, gli effetti prodotti dagli alimenti sulla fisiologia e sulla fisiopatia del corpo, nonché la propensione soggettiva per determinati alimenti e le differenti risposte dell'organismo al medesimo alimento preparato in circostanze diverse, mettendo così a fuoco, fra l'altro, l'interazione fra il cibo e il 'momento organico'.
Da questi studi è nata una disciplina, la Bioterapia Nutrizionale®, che cura efficacemente numerosi disturbi e fa fronte a particolari condizioni fisiche, per esempio la menopausa, operando solamente mediante la somministrazione di alimenti.
INDICE:
Prefazione alla seconda edizione
Introduzione
CAPITOLO I
Bocca, masticazione e sapori
Il “meccanismo” informativo
Il mondo dei sapori come criterio diagnostico
Calcolosi delle ghiandole salivari
Orofaringe ed esofago
CAPITOLO II
Indicazioni bionutrizionali nelle gastralgie
Glicidi
Protidi
Lipidi
Verdure
Il peperoncino
Latte
Alimenti proibiti
CAPITOLO III
Funzione epatica in Bioterapia Nutrizionale
Fegato e ritmi alimentari
Semeiologia dei disturbi epatici
Caratteristiche bionutrizionali del fegato
Intossicazione acuta
Epatite virale
Transaminasi, bilirubina e sua valutazione nello stik urinario
Steatosi epatica
Calcolosi della colecisti
Insonnia e attività epatica
Ferro, iodio e attività epatica
Processi destrutturanti epatici: il collegene
CAPITOLO IV
Iperbilirubinemie e sindrome di Gilbert
Caratteristiche cliniche
Impostazione della prima colazione
I due pasti principali
Il ritmo alimentare
Cause di aggravamento
CAPITOLO V
Trattamento nutrizionale della stipsi
Introduzione
Caratteristiche semeiologiche delle feci
Stipsi
Bioterapia della stipsi
Conclusione
CAPITOLO VI
Regolazione glicemica e pancreatiti
Introduzione
Diabete giovanile
Diabete metabolico
Regolazione glicemica nei due sessi
Diabete giovanile nella bambina
Diabete nel bambino
Diabete nella donna in gravidanza
Diabete nel maschio
Considerazioni storiche
Bioterapia Nutrizionale nel diabete
Schemi terapeutici
Pancreatite acuta
Indicazioni bionutrizionali
Pancreatite cronica
CAPITOLO VII
Diarrea e rettocolite ulcerosa
Diarrea tossica
Diarrea da disbiosi intestinale
Diarree nei bambini
Diarree pancreatiche
Diarree “sine materia”
Esempio di due giorni di dieta
Colite ulcerosa
Bioterapia nutrizionale
CAPITOLO VIII
Bionutrizione e funzione cardiaca
Equilibrio glicemico
Equilibrio elettrolitico
Regolazione della coagulabilità ematica
Sedazione del sistema nervoso
Alimenti particolari
a) Formaggi
b) Fragole
c) Noci
d) Vino rosso
CAPITOLO IX
Funzione renale e gestione dei liquidi corporei
Alimenti e funzione renale
Metabolismo e diuresi
Calcolosi renale
Infezioni urinarie
Alimenti in relazione alla funzione renale
Associazioni alimentari stimolanti la diuresi
Associazioni alimentari inibenti la diuresi
CAPITOLO X
Funzione respiratoria e bioterapia nutrizionale
Polmone “umido”
Polmone “secco”
Conclusione
CAPITOLO XI
Gestione del ferro in Bioterapia Nutrizionale
Le funzioni del ferro
Metabolismo del ferro
Biodisponibilità del ferro
Sideropenia e anemia
Anemia e proteine
Effetti della carenza di ferro sul cuore
Il ferro e i parassiti intestinali
Gli “aiutanti” del ferro
Danni del trattamento farmacologico a base di ferro
Trattamento bionutrizionale
Contenuto in ferro negli alimenti
Conclusione
CAPITOLO XII
Le mode alimentari
Il crudismo
La moda vegetariana
Alimentazione macrobiotica
Il digiuno
CAPITOLO XIII
Modalità di cottura degli alimenti
Cottura alla brace
Frittura
Cottura dorata-fritta
Cottura panata
Cottura al vapore
Bollitura
Cottura in padella
Cottura affogata nell’olio
CAPITOLO XIV
Alimentazione quotidiana
La colazione del mattino
Il pranzo di mezzogiorno
Cena e induzione del sonno
Sedazione, eccitazione e modalità di cottura nel pasto serale
Stimolazione nutrizionale della vigilanza
Differenza tra pane e pasta
CAPITOLO XV
Le emergenze in Bioterapia Nutrizionale Rimedi bionutrizionali per la febbre
Tisana aglio e limone
Minestrina all’aglio
Vin brulé
Minestrina di pollo
Patate lesse e aglio crudo
Frizioni di alcool puro
Pane bruschettato con olio ed aglio crudo
Zucchero e cipolla
Associazione nutrizionale per la febbre
Fragola, brodo di pollo e vin brulé
Pasta e lenticchie
Mela caramellata
Rimedi per la tosse
Decotto di fichi secchi
Decotto di camomilla e limone
Rimedi ad azione disintossicante e anticefalalgici
Glusosata per os
Tisana di cardo
Tisana di carciofo
Pesche bianche e cefalea epatica
Fetta di limone con lo zucchero
Rimedi nelle difficoltà digestive
Tisana di finocchio
Tisana di alloro
Tisana di menta
Tisana di camomilla
Centrifugato di cavolo cappuccio
Infuso di basilico
Rimedi ad azione drenante e diuretica
Acqua di cipolle
Acqua di cicoria
Cipolla rosolata
Patate e porri Rimedi per la calcolosi renale
Latte e banana
Caffè amaro
Rimedi per la nausea e la vertigine
Nausea e vertigine
Nausea gravidica
Nausea da chemioterapici
Nausea da ipo- o iperacidità
Pane, burro, alici e sale
Pane, pomodoro, olio e sale
Fetta di arancia con olio e sale
Rimedi per le sindromi dolorose
Fette di pesca e sale
Impacchi di alcool puro nei dolori muscolo-scheletrici
Impacchi di cavolo o verza nei dolori articolari
Cataplasmi di cipolla cruda tritata
Sale sublinguale nei crampi
Azione antalgica del caffè
Rimedi ad azione sedativa e sonnifera
Tisana di buccia di mela
Mela caramellata e vin brulé
Riso e lattuga
Riso e zucchine
Zucchine marinate
Patate al prezzemolo
Patate e porri
Pasti ad azione sedativa
Rimedi che aumentano la vigilanza neuro-psichica
Pane, burro e bottarga
Pane, burro e salmone
Rimedi per le sindromi emorragiche acute e le anemie
Carote fritte
Zucca fritta
Scamorza alla piastra
Mela chiodata
Associazioni bionutrizionali
Decotto di ortica
Rimedi per la pulizia della pelle
Sale di cipolla
Sapone di Marsiglia e impacchi di acqua e sale
Emulsione di olio e limone
Altri rimedi
Battuto di lardo
Pancotto
Strinidrina
Olio ferrato
Aglio e yogurt
Rimedi per l’afonia
Impiego bioterapico della coca cola
CAPITOLO XVI
Alimenti di uso quotidiano
Introduzione
Acqua
I grassi
Burro
Latte
Olio di oliva
Pane
Sale
Uovo
Vino
BIBLIOGRAFIA
INDICE
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L'alimento, come tutto quello che viene in contatto con il nostro sistema vivente, per essere utilizzato ed entrare a far parte di noi deve, prima di tutto, essere 'riconosciuto', poi destrutturato, fin quando i singoli componenti dell'alimento stesso non siano interpretati come 'utili', sia per l'assorbimento sia per le funzioni alle quali sono idonei e destinati. Quindi, quanto introdotto deve essere ridotto fino ad arrivare a quella minima entità strutturale che venga 'riconosciuta' come 'idonea', tenendo sempre presente la condizione funzionale degli organi preposti alla digestione.
Dai progressi dell'endocrinologia poi, è stato dimostrato in modo inequivocabile che un conto è la quantità di ormone secreto, un conto la sua biodisponibilità circolante, un conto infine la capacità di utilizzazione recettoriale, quindi del come' interagisce con il suo effettore finale.
Un alimento, introdotto nel tubo digerente, viene gestito dal corpo con particolari modalità. Per questo motivo, il destino dei componenti alimentari è legato schematicamente a due fattori: il primo è quello proprio delle sue specifiche caratteristiche chimiche, il secondo invece, ed è quello più importante, dipende da ciò che il corpo in quel momento sta facendo e quindi dai suoi momentanei e dinamici bisogni e dalle sue particolari condizioni. Questa diversità nell'utilizzo metabolico è più facile osservarla nella donna che non nell'uomo; infatti, nell'economia della fisiologia femminile, uno stesso stimolo della tiroide tramite il pesce o altri alimenti ricchi di iodio, nella prima fase del ciclo stimola l'ovaio alla produzione di estrogeni e nella seconda fase promuove la produzione di progestinici. Stessa considerazione può valere per i bioritmi circadiani, per i quali alimenti stimolanti la funzione surrenalica, come l'uovo, il sale, le proteine, eccetera sono ottimali nelle ore del mattino, mentre di sera possono disturbare il sonno.
Altra considerazione generale è che il tubo digerente nella sua totalità è in qualche modo una parte del mondo esterno che si trova al nostro interno, ed è comunque il mediatore che trasforma il mondo esterno in noi. Tutti i processi che avvengono in questo senso sono ancora in gran parte sconosciuti, poiché la vita dell'alimento deve essere totalmente 'uccisa' per poter essere resa nostra.
Quando questo non avviene, o avviene solo in parte, una informazione vitale estranea penetra illecitamente in noi, provocando immediatamente malattia.
In realtà, non esistono processi patologici che non siano inquadrabili nelle leggi di natura. Ciò che bisogna capire è che la malattia e la sofferenza sono dovute unicamente alla presenza, illecita o fuori tempo, di determinati processi naturali in ambiti organici nei quali non dovrebbero avvenire. Che cos'è, infatti, l'allergia se non la penetrazione di frammenti del mondo esterno ancora contenenti l'informazione riguardante un'altra forma vitale che non è la nostra, o una suppurazione con batteri facenti parte della natura e che svolgono le loro funzioni 'normali' di crescita e riproduzione in un luogo organico dove non dovrebbero essere? Gli esempi potrebbero essere estesi a tutta la patologia, da quella autoimmune a quella degenerativa, dai tumori ai disturbi psichiatrici.
In sintesi, un individuo in equilibrio, con una ottimale capacità di distinzione del self dal non-self a livello biologico, emozionale e mentale, ha anche la capacità intestinale di rendere completamente suo ciò che assimila, destrutturandolo quanto basta ed eliminando con gli emuntori ciò che deve essere eliminato. L'osservazione attenta e quotidiana del paziente, protratta nel tempo, fa riflettere su alcuni punti essenziali riguardanti prima la diagnosi e poi la terapia, quale che sia la metodica che il medico intenda utilizzare.
- La prima considerazione è che l'organismo manifesta sempre in modo chiaro e preciso, attraverso i sintomi, quelli che sono i suoi deficit e le sue difficoltà. Se il medico impara ad ascoltare il malato e si riappropria di quelle capacità semeiologiche, oggi delegate troppo al laboratorio, scoprirà che il paziente fornisce sempre tutte le informazioni necessarie alla diagnosi e alla cura dei suoi disturbi.
- Altra considerazione è che le malattie iniziano sempre in modo 'semplice'. Infatti, per un tempo più o meno lungo, l'organismo cerca di attuare da solo dei processi di guarigione. Solo quando questi non riescono, vengono messi in atto processi di compenso o di vicariazione per avere il minor danno vitale possibile dal persistere del disturbo. Già in questo stadio è più diffìcile curare, perché la patologia si presenta 'stratificata' e intricata. Ma la cosa peggiore, quella che rende veramente problematico il recupero della salute, è il danno operato da terapie farmacologiche spesso premature, talvolta inopportune, se non addirittura improprie.
Sembrerebbe eccessivo, ma purtroppo l'utilizzo del farmaco non è quasi mai mirato e ridotto al minimo indispensabile; tendendo oggi la medicina sempre più a utilizzare il presidio terapeutico per sostituire le funzioni alterate, piuttosto che per cercare di recuperare le stesse.
Questa gestione così 'sottile' è affidata solamente all'abilità clinica del medico nutrizionista e alla sua fatica quotidiana nel capire il dinamismo clinico continuo espresso dai sintomi del paziente. La Bioterapia Nutrizionale® è diffìcile perché esistono solo linee guida generali, non essendo possibile formulare regole assolute, nella misura in cui non esiste un malato che, a parità di patologia, abbia delle reazioni perfettamente sovrapponibili a quelle di un altro affetto dalla medesima patologia. La standardizzazione, che tante certezze sembra dare in medicina, in realtà non risponde mai alla realtà clinica.
Bisogna ritornare a quella che una volta veniva definita 'arte medica' come sintesi di tecnica e di abilità intuitiva, con una compenetrazione fra medico e paziente affinché si realizzi in modo completo l'atto medico, come azione mirata a ottenere un risultato terapeutico verso la guarigione, non solo verso la riduzione o la soppressione dei sintomi. Oggi, invece, sembra prevalere sempre di più la tecnica, ma questo non giova né al medico né al paziente. Il tipo di approccio alla malattia da parte della Bioterapia Nutrizionale® è lontanissimo da quella tendenza alla fretta e ad un generico efficientismo, tipico di molte strutture sanitarie moderne. Nel nostro caso, l'impostazione della terapia alimentare parte da una ipotesi diagnostica quanto più precisa possibile, che poi si definisce nel tempo, tanto quanto più il medico conosce il paziente sotto tutti i punti di vista, organici, psicologia e funzionali, seguendo le informazioni di ritorno che il paziente stesso gli fornisce come risposta alle sollecitazioni metaboliche indotte dalle associazioni bionutrizionali. Naturalmente, la Bioterapia Nutrizionale® si può praticare a vari livelli, iniziando da dati minimi ma adeguati, ferma restando una buona conoscenza della fisiologia. Infatti, primum non nocere come atto terapeutico vuol dire iniziare semplicemente a non mettere in ulteriore difficoltà quelle funzioni organiche che risultino alterate, stimolando quelle che sono in deficit. Già saper dare indicazioni molto generali, ma fisiologicamente ineccepibili, equivale a migliorare notevolmente la qualità di vita di un malato, proteggendolo dalla tendenza alla patologia. Nella pratica, il medico nutrizionista attento sarà fàcilmente intrigato dalle variazioni metaboliche osservate, di cui si sentirà unico artefice, per cui inevitabilmente sarà indotto al piacere professionale di lavorare in modo più preciso e profondo per gestire una patologia e portarla verso una reale guarigione, non semplicemente alla negativizzazione dei sintomi e dei dati di laboratorio.
Un medico nutrizionista deve conoscere le proprietà e le caratteristiche specifiche dei singoli alimenti, tuttavia non è inutile qualche precisazione a questo riguardo. Esiste già una conoscenza abbastanza precisa circa i componenti fondamentali di un determinato alimento, compreso il suo valore in calorie; tuttavia, questa è una conoscenza minima che non basta per poter intervenire efficacemente nella gestione di una patologia. Per utilizzare gli alimenti in senso terapeutico è indispensabile soprattutto conoscere a fondo la fisiologia e la fisiopatologia degli organi e delle funzioni organiche, sapendo che ogni alimento, con i suoi contenuti, associati a quelli di altri cibi, può esplicare delle precise azioni di modulazione in senso terapeutico o di disturbo patologico. Uno stesso alimento associato con un alimento a esso opposto, oppure a esso complementare, ha due destini e due effetti totalmente diversi.
Esistono oggi dei seri problemi riguardanti la qualità degli alimenti che bisogna conoscere a fondo per poter discriminare tra i sintomi della malattia e gli eventuali sintomi provocati dagli alimenti stessi. Le regole del mercato sembrano prevalere su ogni criterio di genuinità e di ricchezza vitale dei cibi. Abbiamo, infatti, problemi legati alla produzione, alla conservazione, alla distribuzione. Se ne potrebbe concludere che è inutile discriminare gli alimenti di varia provenienza «tanto sono tutti inquinati». Se a questo si aggiunge che l'aria è normalmente inquinata, al pari dell'acqua e dei terreni, il quadro è sicuramente molto pessimistico (si veda l'aumento notevole delle patologie degenerative e tumorali, non dovute solamente all'aumento dell'età media della vita, poiché riguardano sempre di più soggetti in età giovanile).
Nonostante tutto, si riesce a sopravvivere, in virtù delle imprevedibili e miracolose capacità di adattamento dell'organismo; probabilmente le generazioni future si selezioneranno per resistere meglio. Al momento, tutto è affidato ai notevoli meccanismi di difesa e di auto-riequilibrio propri dell'organismo sano. Ogni attentato all'efficienza di questi ultimi è, comunque, sempre un reale attentato alla salute. Una osservazione clinica sul campo, che può essere utile come linea guida, riguarda la buona capacità dell'organismo di sopportare la tossicità causata agli alimenti dai trattamenti (diserbanti, concimi, antiparassitari) effettuati quando l'alimento stesso era ancora in produzione, cioè metabolicamente vivo. Ciò è possibile perché l'alimento stesso, durante il trattamento subito, metabolizza le sostanze tossiche difendendosene; e questo le rende, così modificate, quasi totalmente eliminabili dai nostri processi di difesa e dagli emuntori. Infatti, il monitoraggio quotidiano dell'urina, effettuato a casa dallo stesso paziente, rivela la capacità organica di eliminazione, in assenza quasi totale di sintomi clinici.
Molto più insidiosi e dannosi sono i trattamenti somministrati quando l'alimento è stato già tolto dal suo habitat naturale, e quindi è metabolicamente rallentato nelle sue capacità di difesa e di eliminazione. In particolare, l'organismo tollera molto meno tutte quelle manipolazioni a cui vengono sottoposti gli alimenti per essere idonei alla conservazione industriale, come antiossidanti, coloranti, antifermentativi, stabilizzanti, conservanti, antibiotici o antimicotici nei prodotti surgelati industrialmente, oppure antiputre-fattivi, maturanti, eccetera, utilizzati nei prodotti ortofrutticoli. In questo secondo caso, il rischio di danno organico persistente è molto maggiore.
In effetti, l'alimento ancora vitale riesce a metabolizzare e ridurre la tossicità di un prodotto nocivo somministrato in questa fase, cosa che non si verifica, per esempio, nei processi di maturazione artificiale delle banane o dell'ananas, negli additivi del vino rispetto ai trattamenti effettuati all'uva, nel processo di gasatura delle arance, eccetera. In condizioni di efficienza delle funzioni emuntoriali, un organismo sano riesce ancora a non patire l'insulto tossico quotidiano, o quantomeno a gestirlo senza sviluppare necessariamente una patologia acuta. Non è possibile prevedere l'incidenza e i danni in termini di patologie cronico-degenerative nei prossimi decenni, tenendo conto che già oggi si hanno segnali di forte aumento.
Se ne deduce che in Bioterapia Nutrizionale® particolare attenzione deve essere dedicata a tutti quei meccanismi metabolici che tendono a neutralizzare ed espellere i metaboliti tossici. È importante saper discriminare all'interno delle offerte pubblicitarie tra bisogni reali e illusori. Una prima difesa è quella di limitare al massimo, confinandoli solo all'emergenza, tutti gli alimenti trattati industrialmente per favorire la lunga conservazione. Lo sforzo per tutti noi dovrebbe essere quello di utilizzare gli alimenti quanto più possibile nelle condizioni e nei tempi in cui la natura li propone.
Per esempio, il latte a lunga conservazione è sicuramente prezioso per quelle situazioni o luoghi geografici nei quali non può essere disponibile giornalmente. Tuttavia, i procedimenti industriali per allungarne la durata sono tali da non poterlo consigliare per l'uso quotidiano, anche in considerazione dell'aumento costante delle allergie e intolleranze alimentari. I prodotti surgelati sono molto comodi ma, mentre la congelazione domestica di un prodotto fresco non costituisce una controindicazione importante, purché eseguita in modo corretto e rispettandone i tempi di scadenza, in quanto mai addizionata di alcunché, il prodotto surgelato industrialmente viene, nel rispetto della legge che ne stabilisce limiti e condizioni, addizionato per esempio di antimicotici per evitare le muffe di conservanti vari, antiossidanti, additivi, eccetera, in misura percentuale sicuramente non nociva. Ma non è difficile comprendere come, il fatto di consumare molti alimenti surgelati nello stesso giorno, possa far superare facilmente quella soglia di sostanze dannose che in ogni singolo alimento sono al di sotto del limite di tolleranza stabilito dalla legge Perciò è preferibile sempre utilizzare l'alimento fresco, tanto più in un organismo che manifesti difficoltà metaboliche o patologie manifeste.
Il mercato è legato anche alla modalità di presentazione al pubblico dell'alimento stesso, al suo aspetto estetico, alla sua grandezza, al suo prezzo, alla sua conservabilità e, soprattutto, alla sua comodità di impiego (per esempio minestroni surgelati, pasti precotti, eccetera). Non sempre però ciò che sembra bello è anche buono e, in ogni caso, è conveniente comprendere che questo modo di gestire l'alimentazione, utilissimo in particolari circostanze, non può diventare la norma poiché non è consono alle reali necessità degli esseri umani. La mela di Biancaneve era appetibile e desiderabile, ma nascondeva il veleno!
Stesse considerazioni possono valere circa l'uso prolungato o improprio dei farmaci. Questi sono comunque delle sostanze estranee, rispetto alle quali l'organismo si trova costretto prima a trattenere liquidi per metabolizzarli, poi ad attivare i processi di eliminazione. È facile verificare questo accadimento, controllando il peso di un soggetto prima e dopo l'assunzione di un farmaco, per notare come aumenti in modo significativo. Con una corretta alimentazione drenante, in poche ore il peso tornerà alle condizioni di partenza. Nei soggetti che assumono farmaci per lungo tempo, questo incremento ponderale (da aumento della quota liquida) si arresta per un blocco e/o per l'intervento di meccanismi di accumulo dei cataboliti tossici. Infatti, l'organismo, non potendo, nell'immediato, liberarsi delle sostanze estranee perché troppe o ripetute nel tempo, è costretto a cercare luoghi di 'stoccaggio' in attesa di eliminarle in futuro. I tessuti che svolgono questo ruolo di discarica sono il fegato, i muscoli ma, soprattutto, il tessuto adiposo. Si comprende quindi come nelle diete ipocaloriche severe vengano liberate bruscamente tutte le tossine accumulate nel tempo. Queste troveranno un organismo energeticamente carente, quindi al di sotto delle sue possibilità funzionali. Il risultato a volte è molto grave, con disturbi del sistema nervoso, degli emuntori o del sistema endocrino.
Bisognerebbe invece agevolare la spontanea tendenza della natura a mantenerci in equilibrio, troppo spesso provata dalle nostre cattive abitudini di vita. Si tende a dimenticare con troppa facilità che l'uomo esiste da tempi molto più antichi delle prime forme di medicina. La forza riparatrice della natura è la più importante e la più potente, quando non venga contrastata, ma agevolata. La medicina sta oggi prendendo sempre più coscienza del fatto che il risultato immediato, che si può ottenere con un uso acritico dei farmaci, non sempre paga nel tempo. Infatti, per alcune patologie anche gravi, come l'epilessia infantile benigna, in letteratura sempre più si tende a considerare non conveniente l'uso immediato del farmaco, in quanto si sta osservando una non significativa incidenza sui tempi di guarigione, a fronte degli effetti collaterali certi.
La revisione critica operata dalla medicina moderna tende a ridurre la prescrizione farmacologica in ambiti e tempi più precisi. Molte delle indicazioni date come certe, anche in ambito nutrizionale, andrebbero riviste nei termini della fisiologia e della fisiopatologia. Messaggi travisati da regole esterne possono facilitare patologie latenti. L'uomo Ha offuscato degli impulsi istintivi di sopravvivenza, sostituendoli con delle conoscenze fisiologiche spesso mal interpretate, cosa che non succede negli animali in libertà: il gatto costipato salta il pasto, va in giardino, mangia erba per vomitare, digiuna finché è necessario e supera le difficoltà digestive. Nell'era delle macchine diagnostiche, il medico tende a dimenticare quei dati di osservazione semeiologica che invece possono dare indicazioni circa lo stato degli organi interni in modo molto più 'vivente' e dinamico di qualunque indagine strumentale.
Importantissima è l'osservazione delle abitudini, della forma del corpo e del suo movimento, del viso e della sua mimica. Una e-ventuale fissità dello sguardo, un lieve esoftalmo o, situazione anche più grave, un infossamento dei globi oculari fanno ricordare che l'occhio, oltre a essere 'lo specchio dell anima', come comunemente si dice, anatomicamente è il proseguimento all'esterno delle strutture cerebrali, è la 'presa di contatto con il mondo esterno da pane del cervello. Osservare i 'segni' dello stato di vitalità di un organismo vivente è qualcosa che le macchine per ora non possono fare, e chi sa se ne saranno mai capaci. Capita spesso che tutti i dati strumentali e di laboratorio siano negativi, mentre il soggetto dichiari o mostri segni di reale malessere etichettati come disturbi neurovegetativi, immancabilmente seguiti a poca distanza di tempo da patologia organica, a volte severa.
A differenza di una macchina che ha un indice di adattabilità sempre relativo, il corpo umano ha una resistenza e una elasticità enormi. Esso non è stato programmato per le relativamente facili condizioni di vita odierne, ma ha superato più volte in passato condizioni ambientali molto ostili alla vita. La lotta per procurarsi il cibo, i periodi di siccità o di carestia, la necessità di adattarsi al freddo e al caldo intenso, la guarigione delle ferite senza disinfettanti, la riparazione delle fratture senza gessi, sono storia non troppo lontana e purtroppo, tuttora attuale per tante popolazioni.
L'uomo, comunque, ha potuto evolvere grazie a meccanismi difensivi molto efficienti, a riserve e funzioni che sono sempre molto superiori rispetto ai reali bisogni quotidiani. Basta un terzo di fegato, per esempio, per assolvere a tutta la complessa funzionalità epatica, basta un solo testicolo per generare, la stessa pelle ha una capacità illimitata di rigenerazione, eccetera.
La Bioterapia Nutrizionale® è quanto di più individuale si possa immaginare come prescrizione alimentare. Addirittura, la prescrizione dietetica è continuamente mutevole, a seconda della risposta dell'organismo, per cui non esistono schemi di base, ma è fondamentale comprendere il quadro fìsiopatologico dal quale si parte, monitorare con i dati di laboratorio i sintomi soggettivi del paziente e i dati oggettivi semeiologici, e quindi adattare, a volte giornalmente, e qualche volta ora per ora, l'indicazione alimentare, per guidare l'organismo nella direzione voluta.
Viviamo una filosofìa medica che tende continuamente a risolvere i problemi della patologia andando a sostituirsi a quelle che sono le naturali capacità difensive del sistema vivente. Ci si dimentica che tutto nell'organismo lavora solitamente in funzione della vita e non della morte, per cui il medico è tale quando sa rendersi conto della necessità o meno di somministrare un farmaco, sapendo vigilmente aspettare e sapendo fattivamente aiutare, senza mai impropriamente sostituire la difesa organica.
Tutto ciò avendo la consapevolezza che esiste una forza riparatrice di base, la cui potenzialità è di gran lunga superiore a tutti i presidi farmacologici orientati a sopprimere i sintomi o a sostituire le difese organiche.
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Pagine: 128, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Nuova Ipsa Editore, Prezzo 9,00 €
Pagine: 107, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Macro Edizioni, Prezzo 4,90 €
Pagine: 200, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Macro Edizioni, Prezzo 6,86 €
Pagine: 212, Tipologia: Libro cartaceo,
Editore : Raffaello Cortina Editore, Prezzo 16,00 €
Scritto da Vincenzo il 12/07/2020
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