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In tutti i paesi industrializzati l’obesità è ormai un’epidemia sociale. L’imputato principale è il junk food (cibo spazzatura) che trionfa grazie all’aggressiva politica promozionale e ai fenomeni di vera e propria «dipendenza» accertata da numerosi studi scientifici.
Proprio per arginare la pandemia del cibo industriale che rischia di minare la salute delle giovani generazioni, in California è partita la lotta contro i grassi «trans» (cioè gli oli idrogenati presenti nei fritti, dolci e margarine), e dopo la cacciata dai menu delle mense scolastiche ora si sta tentando di eliminarli anche dai ristoranti. Analogamente a New York si discute per creare la «fat tax» (tassa sul grasso) per i fast foode la pubblicità che li promuove; mentre a Parigi è allo studio un’etichetta che metta in guardia dai cibi spazzatura.
L’epidemia obesità non ha risparmiato neanche il nostro Paese. Negli ultimi anni il numero di adulti in sovrappeso si è molto avvicinato a quello statunitense e ancora più preoccupanti sono i dati sulla diffusione dell’obesità tra i nostri bambini, il 36% dei quali presenta un peso oltre la normalità. Ma mentre negli Usa, Gran Bretagna e Francia le associazioni di genitori organizzano campagne contro i distributori di merendine e bibite gassate nelle scuole o citano in giudizio la McDonald’s (è successo recentemente a New York), in Italia assistiamo al paradosso del ministro delle politiche agricole che sponsorizza il nuovo «McItaly», il panino McDonald’s realizzato interamente con ingredienti nostrani.
«L’operazione McItaly» sostiene l’On. Zaia «porterà ogni mese nelle tasche dei contadini italiani 3.488.000 euro di nuove entrate grazie alle forniture di carne, olio extravergine d’oliva, Asiago Dop, Bresaola della Valtellina Igp, pancetta della Val Venosta, grano saraceno, cipolle di Tropea e carciofi romani». «Il McItaly ci consentirà di dialogare con i giovani» ha detto ancora Zaia. Noi crediamo che i contadini italiani avranno poco a che fare con gli acquisti della McDonald’s, che con molta probabilità interesseranno solo pochi grandi allevamenti intensivi e mega aziende orticole industriali. Per quanto riguarda i giovani invece, il ministro leghista ha perfettamente ragione, in effetti il 40% dei clienti McDonald’s ha un’età compresa tra i 15 e i 35 anni. Proprio quella fascia più a rischio obesità e che ha più bisogno di un’educazione alimentare corretta.
Ma è proprio sicuro, signor ministro, che il fast food sia il luogo più adatto per educare le giovani generazioni ad un’alimentazione sana ed equilibrata, e soprattutto made in Italy?
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Scritto da Vincenzo il 12/07/2020