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LONGEVITÀ SCIENZA O ARTE
La longevità è la durata della vita notevolmente oltre il limite medio.
Quindi si può considerare longevo chi vive più a lungo della media della propria specie.
Ma l’espressione “longa vita” richiama necessariamente il pensiero della morte, considerata come negazione o cessazione della vita. Poiché la vita acquista significato in rapporto alla morte, l’uomo ha dovuto sempre confrontarsi con questo gran mistero, ha cercato di spiegarne la causa e di scoprire il segreto per vincere la morte o perlomeno per vivere il più a lungo possibile.
In questa ricerca ha creato miti, credenze, religioni, filosofi e, in tutte le epoche e culture che hanno accompagnato il suo sviluppo evolutivo.
L’interesse e le indagini riguardanti la longevità e la vecchiaia si sono accentuati a seguito dell’enorme sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa, TV, informatica, internet, editoria e pubblicazioni, congressi.
In anni recenti mi sono documentato visitando librerie e biblioteche e prestando continua attenzione ai dibattiti legati in qualche modo alla longevità. Poi su internet ho consultato molti siti riguardanti vecchiaia, gerontologia, longevità, per trovare informazioni, nuove idee, spunti utili alle mie ricerche.
Le idee correnti, a livello scientifico, filosofico, psicologico, sulla longevità e la vecchiaia sono sempre interessanti, ma la maggior parte di quelle che io ho trovato non risponde allo scopo pratico della mia indagine.
Il sito www.aging.it pubblica molte informazioni interessanti sui miti e le leggende della vecchiaia, con osservazioni rilevate presso alcune popolazioni longeve.
Quando si valutano le prospettive future della vecchiaia in base alla scienza, traspare una visione decisamente ottimistica. Partendo dalla constatazione che la scienza ha fatto enormi progressi, ne è derivata la previsione che in un prossimo futuro la scienza scoprirà il segreto della longevità.
Questo sembra il messaggio rivolto agli anziani: state tranquilli, si sta preparando per voi un futuro felice. Questa visione eccessivamente ottimistica del futuro degli anziani sembra ripetere uno slogan usato per decenni dai media, quando vengono divulgati i risultati di ricerche scientifiche in merito alla “lotta” contro il cancro.
Quante volte abbiamo ascoltato dibattiti, o letto sulla stampa annunci trionfanti, colmi di promesse che questa malattia verrà presto debellata. Con riferimento alla longevità e alla vecchiaia lo slogan potrebbe essere: “Abbiate fiducia. Stiamo scoprendo il segreto che ci permetterà di vivere a lungo”.
Premetto che questo argomento relativo al futuro della nostra vecchiaia, anche quando utilizziamo argomenti e “prove scientifiche”, ricade sempre nel campo delle credenze e penso che nessuno sia in grado di prevedere come sarà la nostra vecchiaia fra 20-30-50 anni. Forse andremo in giro bardati di protesi con microchip per controllare la pressione e il tasso di glicemia o ci trasformeremo in robot ambulanti?
Spesso il nostro proiettarci in una visione futuristica ci induce a trascurare quello che è possibile fare subito, cioè adottare semplici ed efficaci misure che promuovano la salute. Questo argomento sarà trattato nel capitolo “La vita si allunga”.
Di fronte agli acciacchi grandi e piccoli, ad un senso di inutilità e vuoto esistenziale che rattrista l’esistenza della grande maggioranza degli anziani, la medicina moderna sembra offrire soprattutto rimedi sintomatici, che se da un lato alleviano temporaneamente il disagio dei pazienti, dall’altro presentano effetti collaterali, creano assuefazione ed infine indeboliscono ancora di più le difese immunitarie.
Chi aspira ad una vita longeva e ben vissuta non dovrebbe fare troppo affidamento sulle speranze suscitate dalla scienza. Il metodo analitico che caratterizza la scienza, come è applicata nella società contemporanea, concentrandosi troppo sui dettagli, spesso perde la visione globale del fenomeno da studiare.
Per esempio, quando esamina le proprietà di un alimento, si limita ad elencarne i componenti chimici.
Finché gli scienziati studiano isolatamente le sostanze chimiche e i componenti di un alimento e utilizzano le informazioni fuori del contesto, avanzando ipotesi generali, si crea confusione.
Essendo basata sulla osservazione di fenomeni percepibili con i sensi o con strumenti tecnici, la scienza trascura o addirittura nega tutto ciò che non rientra in questi parametri. Non vengono considerati altri aspetti, come, ad esempio, l’energia o la forza vitale dello stesso, che pure sono importanti.
Quando studia l’origine di una malattia, va alla caccia degli agenti esterni, virus, batteri e così via, trascurando la persona nei suoi aspetti emozionali, psicologici, spirituali, che pure possono avere grande importanza nello sviluppo di una malattia.
Senza una visione d’insieme, i singoli dati perdono utilità e significato. “Il vizio dello specialismo è proprio questo, creare una torre di babele dove nessuno finisce per capire niente di ciò che è essenziale”.
Sul tema della scienza e sul modo in cui essa è considerata nella nostra società mi è stata utile la lettura de La cattiva scienza Ben Goldacre.
Il suo libro analizza i requisiti necessari affinché uno studio si possa considerare valido sul piano scientifico: il ricercatore deve descrivere ciò che ha fatto e che ha misurato; confrontare i suoi risultati con quelli di altri sperimentatori; quindi presentare le sue impressioni e conclusioni. Soprattutto è indispensabile che le notizie, i dati e la descrizione dei metodi delle ricerche effettuate siano a disposizione di chi legga l’articolo. Di modo che esperti del settore possano verificarne le affermazioni, prima della sua pubblicazione su una rivista scientifica. Invece noi siamo costantemente bombardati dai messaggi dei media che esaltano questo o quel prodotto in grado di mantenerci in forma e prevenire le malattie. Ogni giorno viene presentato un nuovo rimedio miracoloso, frutto di “ricerche” non ben specificate. L’industria alimentare usa ogni metodo per vendere i propri prodotti, vantandone i benefici nutrizionali e utilizzando la “scienza” per incrementare le vendite e i profitti.
Nel capitolo “Esperienze vissute” ho scritto sui miei viaggi presso popolazioni longeve, dove i vecchi erano gagliardi ed attivi fi no agli ultimi giorni, senza possedere conoscenze scientifiche e senza bisogno della medicina occidentale. Dopo queste esperienze personali mi sono convinto ancora di più che la longevità è molto più un’arte che una scienza.
Le mie memorie di infanzia mi riportano allo stile di vita che caratterizzava la nostra civiltà contadina, ancora diffusa nel dopoguerra in molte regioni d’Italia. Gli anziani erano pieni di vitalità e continuavano a coltivare la terra e ad essere attivi socialmente. Il numero degli anziani “invalidi” era minimo e questa invalidità era collegata ad infortuni sul lavoro o a traumi di guerra.
Gli esseri umani aspirano a prolungare al massimo la propria vita, forse spinti da un innato istinto di conservazione. Tutti vorremmo non solo vivere a lungo, ma anche in modo sano e felice. Altrimenti chi potrebbe sentirsi attratto dal pensiero di una vita vissuta a lungo nella malattia, sofferenza, solitudine e alienazione?
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LA LONGEVITÀ NON È UN MITO!
LA LONGEVITÀ NON È UN’UTOPIA
LONGEVITÀ SCIENZA O ARTE
LA VECCHIAIA
L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE
SALUTE E LONGEVITÀ, NON È SOLO QUESTIONE DI GENI
LA VITA SI ALLUNGA
TUTTO SI PUÒ CAMBIARE
ALIMENTAZIONE
MOVIMENTO
GESTIRE LO STRESS
LA RESPIRAZIONE
AMORE E LONGEVITÀ
CREDENZE
CREATIVITÀ E LONGEVITÀ
RAPPORTI SOCIALI E SOLITUDINE
LA MEDITAZIONE
SAPER VIVERE, SAPER INVECCHIARE
VIVERE BENE, VIVERE A LUNGO, MORIRE SERENAMENTE
LONGEVI CHE MI HANNO INSPIRATO
ESPERIENZE VISSUTE
VIAGGIARE SANO
LA SAGGEZZA DELLA TARTARUGA
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Scritto da giorgio il 02/02/2022